«Con tutto il dovuto rispetto per Papa Francesco, respingere i clandestini non è un crimine ma, anzi, un dovere di qualunque buon amministratore, cattolico o no». Ancora una volta Matteo Salvini, a poche ore da una nuova spaventosa tragedia nel Mediterraneo, ribadisce le sue note posizioni sull’immigrazione chiamando in causa con tono aspramente polemico lo stesso Papa, oggi "colpevole" ai suoi occhi di far presente la disumanità dei respingimenti in mare.
Inevitabili le reazioni del mondo politico – e non solo – alla nuova sortita del segretario della Lega Nord. «Salvini non si scaldi troppo – commenta il deputato del Pd Edoardo Patriarca, vicepresidente della Commissione d’inchiesta sui migranti –. Una cosa sono i respingimenti, lasciando i migranti al loro destino, un’altra è prevedere piani di accoglienza compatibili con i territori, e, laddove non ci sono le condizioni per lo status di rifugiato, riaccompagnare i migranti nei loro Paesi d’origine con tutte le garanzie del caso. Salvini ogni volta che il Papa parla di immigrazione non perde occasione per attaccarlo. Il leader della Lega ha un chiodo fisso, ma è poco convincente – conclude Patriarca –. Probabilmente non ci crede nemmeno Salvini a quello e dice».
Più duro il vice-presidente dei deputati del Partito democratico, Gero Grassi, per il quale «Matteo Salvini incita all’odio» ed è «un personaggio pericoloso. Dice di parlare con rispetto nei confronti di Papa Francesco ma farebbe meglio a tacere perché non sa di cosa parla: è abituato solo a sparlare. I clandestini sono uomini e donne che fuggono dalla fame e dalle guerre, cacciarli è un crimine, un atto di guerra, proprio come dice Francesco, al di là del proprio credo religioso».
«Salvini eviti di prendersela col Papa. Francesco non ha certo logiche di basso profilo e di corto respiro come quelle del leader leghista». Lo scrive in una nota Antonio Satta, segretario dell’Unione Popolare Cristiana (Upc). «Il Papa cerca il dialogo, e la Chiesa è impiegata in tutto il mondo per aiutare chi fugge da fame e guerre. Salvini invece strumentalizza tutto pur di attaccare gli immigrati».
«Il Papa ha giustamente sottolineato che, respingendo le persone, i conflitti non si risolvono ma si perpetuano». Lo afferma padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, la struttura romana dei Gesuiti per l’accoglienza a migranti, profughi e rifugiati. «Il Papa – aggiunge Ripamonti – parlava in particolare della tragedia dei musulmani Rohingya in fuga dal Myanmar, ma estrapolando le sue parole dal contesto in cui sono state pronunciate, il suo discorso è valido per tutti i respingimenti di migranti, che scappano da situazioni di guerra e da persecuzioni etniche e religiose. Non accoglierli, in una Europa impegnata non a difenderli ma a difendersi dai rifugiati, non fa che prolungare i conflitti e non aiutare queste persone a entrare in una dimensione di riconciliazione e di pacificazione ed a sanare le ferite del loro cuore». A Salvini che parla di un «dovere di respingimento dei migranti», il gesuita replica che «l’unico dovere che noi abbiamo è quello che deriva dal rispetto delle convenzioni internazionali che sono state firmate sull’accoglienza e la protezione da garantire a chi fugge da guerre e da persecuzioni. Questo è il dovere dell’Italia e dell’Europa».
In una nota l’Aiart – associazione cattolica di telespettatori presieduta da Luca Borgomeo – afferma che «Salvini grida all’invasione e non trova di meglio che attaccare il Papa. I mass media non cedano a questo pessimismo cosmico sull’immigrazione, a questo allarmismo che rischia di dilagare nella nostra società. I media hanno un grande compito nella formazione dell’opinione pubblica. Nessuno vuole nascondere i fatti, ma questi vanno saputi leggere. Visto che oramai da anni assistiamo a queste migrazioni, non possiamo parlare di emergenza».