martedì 22 ottobre 2013
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Il 22 giugno 1986 allo stadio Azteca di città del Messico il capitano dell’Argentina Diego Armando Maradona segnò all’Inghilterra un gol di mano passato alla storia: quella rete viziata da una scorrettezza non segnalata dall’arbitro spianò la strada alla vittoria del mondiale di calcio della nazionale guidata dal "Pibe de Oro". Genialmente, come geniale fu in fondo quel gesto di rapina sportiva, Maradona giustificò la scorrettezza chiamando in causa la volontà divina e attribuendo il gol alla "mano de dios" (il minuscolo in questo caso è d’obbligo). Lo stesso arto, domenica sera, ospite della trasmissione Rai "Che tempo che fa" condotta da Fabio Fazio, Maradona lo ha usato per fare il gesto dell’ombrello rivolto a Equitalia, l’agenzia di riscossione delle Entrate con la quale l’ex calciatore ha aperto un contenzioso di 39 milioni di euro. Anche in questo caso, come quel giorno all’Atzeca, dribblando, pur essendo visto, la sanzione dell’arbitro. Scontate allora le polemiche del giorno dopo, per il più clamoroso degli autogol. La tv pubblica offre il palcoscenico a chi sbeffeggia l’agenzia pubblica che dovrebbe stanare gli evasori e restituire le somme nascoste alla collettività. Può darsi che Maradona vinca la sua battaglia ottenendo ragione, e dimostrando di non essere un evasore. Nel frattempo la par condicio è stata violata: esaltate in diretta Rai le ragioni di chi risulta evasore, mortificate le istanze dei tartassati veri. Per chi paga il canone l’ennesima sberla. La manina che si fa manona.
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