Dieci anni in prima linea in difesa della vita. A partire dalla battaglia referendaria a tutela della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Il primo decennale dell’associazione Scienza & Vita è l’occasione per fare il punto sul cammino compiuto e per guardare alla strada che c’è da percorrere. Tutta in salita e tortuosa, perché le derive ideologiche hanno aperto fronti sempre più numerosi, dai casi Englaro e Welby all’ideologia del gender. «Dieci anni sono un periodo breve e allo stesso tempo lungo», riflette la presidente nazionale di Scienza & Vita al convegno «Quale scienza per quale vita?».Un decennio in cui Scienza & Vita ha attraversato mutamenti sociali e culturali che molto hanno inciso sul Paese. Alla tavola rotonda arrivano i protagonisti di questi anni, gli ex presidenti Paola Binetti, Maria Luisa Di Pietro, Lucio Romano. Manca per impegni improrogabili Bruno Dallapiccola. Ma ci sono altri "co-protagonisti" fondamentali di questo cammino come Domenico Delle Foglie, oggi direttore del
Sir, e Luisa Santolini, già presidente del Forum delle Associazioni familiari e oggi presidente della Fondazione sublacense Vita e Famiglia.«La nostra forza – sottolinea l’attuale presidente Paola Ricci Sindoni – è stata, e sempre sarà, quella fondata sulle pratiche dialogiche, anche quando sembra che le posizioni si presentino irriducibili e distanti, facendo riferimento alle capacità di argomentare razionalmente e civilmente con le sole armi dei discorsi persuasivi e corretti, sfuggendo alle trappole del pregiudizio e dell’ideologia».Concorda Delle Foglie, che modera la tavola rotonda, lui che fu il portavoce all’epoca del referendum. Quella battaglia, sottolinea, «fu fatta per qualcuno e per qualcosa: sfido chiunque a trovare una sola nostra parola usata contro qualcuno o contro qualcosa».La Binetti, oggi parlamentare di Ap, ricorda come alla sfida referendaria Scienza & Vita seppe rispondere «in un momento in cui avevamo tutta la grande stampa contro». Ma stimolò la nascita di inaspettate risorse locali sul territorio. Per Binetti ad esempio la vittoria referendaria irlandese sui "matrimoni" gay è stata possibile «per la debolezza della risposta, dell’impegno e della comunicazione dal mondo politico». Da noi il disegno di legge sulle unioni civili e la conseguente apertura alle unioni omosessuali è il prossimo fronte aperto: «La vita concepita attraverso la cosiddetta donazione – in realtà un mercato di ovuli e spermatozoi – e la strumentalizzazione dell’utero in affitto ci pongono grandi problemi. L’utero in affitto è una vera e propria violenza sulle donne, quelle più povere, che pagano le conseguenze di pretesi "diritti" di chi ha più risorse».Romano, altro ex presidente "prestato" alla politica, sottolinea come Scienza & Vita si sia saputa accreditare nel dibattito politico e culturale, «declinando la sapienza scientifica e biomedica con quella etica ed antropologica». Il capogruppo al Senato di Per l’Italia ricorda che «il ddl Cirinnà sulle unioni civili verrà discusso dall’aula di Palazzo Madama prima dell’estate». E «dovrà essere affrontato nel modo migliore, per dare una risposta compiuta, senza deflettere da principi e valori». Sulla controversa
stepchild adoption si dice «ottimista per gli emendamenti presentati ed è ragionevole ritenere che il testo verrà modificato in commissione per l’aula».Ma Alberto Gambino, docente di diritto privato all’Università europea e consigliere nazionale di Scienza & Vita, avverte: «Dieci minuti dopo che il Parlamento avrà approvato questa legge, la Corte europea dei diritti dell’uomo ci dirà che, visto che l’Italia ha di fatto equiparato in tutto le unioni civili, anche gay, al matrimonio, non possiamo discriminare queste unioni per quanto riguarda l’aspetto delle adozioni». Per Di Pietro, oggi docente universitaria, «occorre tornare a fare formazione e informazione». Perché su tanti temi caldi, come «l’aborto farmacologico o la fecondazione artificiale, c’è silenzio negli ambienti culturali e politici». E, fa notare, «i silenzi di solito arrivano prima dei terremoti: quindi non dobbiamo farci trovare impreparati, formando coscienze critiche a partire da quelle dei giovani».È la Santolini a constatare che dopo il referendum sulla legge 40 «è arrivato uno tsunami di attacchi sistematici e organizzati contro la vita e la famiglia». Quella battaglia, dice, fu vinta per la scelta di un preciso modello antropologico, per l’unità del mondo cattolico, per la trasversalità della politica, per il rigore scientifico. «Quello che rimane oggi è soprattutto la ricchezza dei comitati locali la vera spina dorsale dell’associazione: «Papa Giovani Paolo II in udienza ci disse: "Non possiamo cedere". Credo che oggi sia contento del cammino che abbiamo fatto».