Perché il sistema sanitario francese vuole accelerare la morte del 37enne Vincent Lambert, tetraplegico ma non in fin di vita, nonostante le richieste dei genitori di lasciarlo vivere? Questo caso che sconcerta l’opinione pubblica e una parte del mondo medico non è forse una deriva legata a un clima pro-eutanasia che in Francia comincia a produrre effetti pericolosi, come l’allentamento nella vigilanza deontologica? Oltralpe sono interrogativi che tanti si pongono. Come se il caso Lambert avesse di colpo materializzato i peggiori sospetti e pericoli evocati in passato dalle associazioni di difesa della vita.
Ricoverato da 5 anni in stato vegetativo all’Ospedale universitario di Reims dopo un incidente in moto, capace di reagire a diversi stimoli, di ridere e piangere, Lambert era stato destinato l’11 maggio scorso a subire una procedura di sospensione dell’alimentazione. A deciderla, su richiesta esclusiva della moglie del paziente e contro l’espresso parere dei genitori, era stato un collegio ospedaliero guidato da Eric Kariger, il medico incaricato di seguire l’evoluzione clinica di Lambert. Per 31 giorni il giovane paziente era rimasto senza alimentazione, lasciando ai genitori di Vincent la sola possibilità di un’azione giudiziaria disperata per cercare di contrastare la decisione di morte del collegio. E con gran sollievo di quanti avevano a cuore il destino di Vincent, il Tribunale amministrativo di Châlons-en-Champagne aveva ordinato all’ospedale e al dottore di riprendere immediatamente l’alimentazione. Nel verdetto la precedente decisione su Lambert veniva definita come «un attentato contro il suo diritto al rispetto della propria vita». E il giudice aveva pure biasimato la scelta dell’ospedale «di non tener conto del parere dei genitori».Il caso sembrava chiuso, ma la tregua è durata solo qualche mese. La macchina decisionale attorno a Lambert è tornata in azione il 9 dicembre, questa volta invocando la legge Leonetti del 2005 «sulla fine della vita», la norma quadro che punisce l’eutanasia ma rifiuta al contempo l’accanimento terapeutico. Una nuova decisione di morte è stata assunta a Reims da un collegio di medici ed esperti, senza che cambiasse di una virgola il parere dei genitori di Vincent, esterrefatti e pronti a denunciare «l’accanimento eutanasico» della struttura ospedaliera. La nuova denuncia presentata contro il nosocomio e il dottor Kariger ha questa volta un carattere penale, per «tentato omicidio di persona vulnerabile». Negli ultimi giorni anche personalità del mondo medico francese sono uscite allo scoperto contro l’Ospedale di Reims, che però non ha ripreso ad alimentare Vincent.Fra i critici più accesi c’è Xavier Ducrocq, professore di Neurologia ed etica all’Ospedale universitario di Nancy, che aveva partecipato al collegio medico del 9 dicembre a Reims, su richiesta dei genitori del paziente, opponendosi ai colleghi. Per lui Vincent «non è in fin di vita» e va semplicemente condotto «in un centro specializzato per l’accoglienza di pazienti con gravi handicap». In una lettera inviata al dottor Kariger, Ducrocq è esplicito: «La sua insistenza nel sostenere le presunte condizioni legali per provocare la morte con un atto omissivo – sospendere l’alimentazione – quando buona parte della famiglia è contraria e nessun evento medico è sopraggiunto mi spinge a pensare che questo è il solo esito ricercato». Ducrocq ha chiesto il trasferimento del paziente a Nancy, finora invano, mentre si attende il verdetto dell’Ordine dei medici.
I media francesi citano il "caso Lambert" ma con risalto minore rispetto al parere possibilista sul suicidio assistito e in parte sull’eutanasia appena emesso da un gruppo di 18 cittadini estratti a sorte nel quadro del processo di riflessione sul fine vita voluto dal presidente socialista François Hollande. Scopo: una nuova legge entro il 2014.