martedì 17 marzo 2015
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​L'obiettivo è quello dell’equità, attraverso un sistema fiscale che tenga conto della specificità familiare e che non penalizzi le famiglie con figli. Il Forum ne ha studiato uno e l’ha battezzato "FattoreFamiglia". L’abbiamo sostenuto e lo sosterremo ancora, con la soddisfazione di vedere sempre nuove adesioni alla irrinunciabile ed urgente necessità di un fisco a misura di famiglia, se non proprio allo specifico modello da noi proposto. Anche un recente ordine del giorno parlamentare, accolto dal governo e confermato dal Presidente Renzi, aveva impegnato l’esecutivo ad introdurre forme di esclusione dalla tassazione dei costi destinati obbligatoriamente per legge all’acquisto di beni e servizi a favore dei membri della famiglia e l’applicazione di coefficienti familiari per la determinazione del carico fiscale complessivo. Il che significa che la parte di reddito che viene destinata al mantenimento dei componenti della famiglia deve essere esente da imposizione fiscale, così come avviene per le imprese.
 
Una no tax area  a misura di famiglia, crescente in funzione dei numero di membri del nucleo, e soprattutto di figli. Un modello semplice, che garantisce l’equità del prelievo fiscale e protegge le famiglie numerose (come da art. 31 della Costituzione), che nel nostro Paese troppo spesso finiscono sotto la soglia di povertà per il semplice fatto di avere più figli. Difficilmente questa riforma di equità familiare del fisco potrà trovare una qualche applicazione in questa fase di attuazione della legge delega, che esclude modifiche all’Irpef. Ma qualcosa si può fare. Ad esempio costituire la commissione incaricata di redigere un rapporto annuale sull’evasione fiscale e contributiva e quella incaricata della redazione di un rapporto annuale sulle spese fiscali, alle quali è previsto che partecipino le associazioni familiari e che per ora sono rimaste sulla carta.
 
Si può poi creare uno spazio di consultazione con società civile e associazioni familiari per l’individuazione delle misure di riordino stabilite dalla legge delega. Consultazione promessa e mai avvenuta.
C’è un’altra norma in vigore da quasi vent’anni che è manifestamente iniqua: per essere considerato a carico, un familiare non deve possedere redditi superiori a 2.840 euro annui. Una somma ridicola. L’Istat indica come soglia di sussistenza i 7.000 euro. Su questo livello si potrebbe fissare il limite di reddito dei familiari a carico.
Ma c’è un’iniquità ancora più grave che riguarda gli incapienti, ossia coloro che o non possiedono reddito o è troppo basso per usufruire delle detrazioni. Agli incapienti, che sono poi le persone più bisognose, è giusto che le detrazioni non godute vengano trasformate in somme equivalenti riconosciute dall’erario. Ci sono questioni che non possono attendere ancora: la giustizia fiscale per le famiglie è certamente una di queste.
 
*Presidente del Forum delle Associazioni familiari
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