L'acciaieria di Terni - Imagoeconomica
Le diocesi delle “terre dei fuochi” tornano a incontrarsi il 27 settembre a Terni. È la terza edizione del progetto “Laudato si’ per sora nostra matre Terra. Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”, che vede coinvolte le 78 diocesi nelle quali si trovano i 42 Sin (Siti di interesse nazionale), i territori più inquinati del Paese e in attesa di bonifica, ex aree industriali, discariche di rifiuti, falde acquifere avvelenate da prodotti chimici. A organizzarlo è la stessa Conferenza episcopale italiana attraverso le Commissioni episcopali per il Servizio della carità e la Salute, e per i Problemi sociali e il Lavoro, la giustizia e la pace, gli Uffici nazionali per la Pastorale della salute e per i Problemi sociali e il lavoro, e la Caritas.
Il primo incontro ci fu nell’aprile 2021, anche se online (eravamo nel pieno della pandemia), da Acerra, “terra dei fuochi” per eccellenza. E si concluse con un documento nel quale si denunciava che «le nostre terre risultano contaminate da diversi fattori, con ampie conseguenze sulla salute, in particolare dei giovani e dei più poveri. Di fronte a questo dramma – scrivevano le diocesi con territori inquinati – la reazione delle istituzioni e della politica è stata spesso percepita come poco incisiva e distante dai bisogni della popolazione. È altrettanto vero che non ci sono stati né una sufficiente educazione alla custodia del Creato né, in generale, un grande coinvolgimento da parte della comunità ecclesiale » . Parole forti poi rilanciate due anni dopo a Vicenza nel marzo 2023, con al centro il tema del rapporto tra industria, ambiente e salute. Un territorio scelto non a caso, duramente colpito dall’inquinamento da Pfas, la sostanza chimica utilizzata in varie produzioni industriali e finita poi nella acque e fino a entrare nei corpi delle persone.
Un tema che ritorna ora nel nuovo appuntamento di Terni, territorio inserito tra i Sin proprio per la forte presenza industriale. « L’idea è quella della rilettura del tema rispetto a un territorio – spiega don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i Problemi sociali e il lavoro della Cei –. Usiamo sempre la triade “lavoro, salute e ambiente” partendo dall’enciclica di papa Francesco Laudato si’, però recepita dentro un territorio diverso. In questo caso Terni». Ad Acerra, aggiunge Bignami, «il tema erano i rifiuti, a Vicenza il Pfas. A Terni siamo ai danni che la grande industria ha prodotto su un territorio e quali prospettive future ci sono su questi temi». Perché «dobbiamo pensare al lavoro anche come lavoro di cura e di sensibilizzazione del territorio e non semplicemente produzione e basta». Un tema ben noto, a partire dal caso più famoso di Taranto (un altro dei Sin). Ma, insiste don Bignami, «in Italia non c’è solo l’Ilva. Che oggi si metta l’attenzione su altri territori di cui si parla poco è quanto mai urgente. Anche perché gran parte dei Sin sono proprio siti industriali».
È la riflessione che fa anche monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia: «Terni con le acciaierie e il polo chimico è uno dei siti attenzionati sia sul tema del lavoro che su quello della salvaguardia del Creato e della cultura della salute». Tema centrale dell’incontro di domani, sottolinea il vescovo, «è proprio come riuscire a difendere due fondamentali diritti, quello alla salute e quello al lavoro, come più volte ci ha sollecitato Papa Francesco». Ma, avverte Soddu, « non si può, anche a fini elettorali, mettere l’uno contro l’altro. Il Papa ci ricorda sempre che bisogna fare tutti gli sforzi per riuscire a tutelarli entrambi ». A Terni si proverà a farlo «anche partendo dalla scelta di tenere l’evento nella sede dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e questo – sottolinea Soddu – la dice lunga sull’attenzione del territorio, della Chiesa e dell’opinione pubblica affinché questi due diritti non siano in contrasto».
Il programma dell’incontro prevede interventi di riflessione, come quello del direttore di Aggiornamenti sociali, padre Giuseppe Riggio, e altri più tecnici come quelli di Marco Martuzzi, Direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, e del generale Giuseppe Vadalà, Commissario unico di Governo per la Bonifica delle Discariche abusive. E proprio il suo importante incarico ci riporta all’origine dell’iniziativa della Cei, voluta fortemente da monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana: «Tutto è nato per coinvolgere le diocesi che al loro interno ospitano i Sin. Dicevamo “basta parlare solo di terra dei fuochi, dobbiamo invece parlare di terre dei fuochi”». Dunque non solo rifiuti. « È importante riflettere sui siti industriali e sull’eredità negativa in termini di danni alla salute e all’ambiente. In questo, Terni è davvero un simbolo. Ed è soprattutto importante riflettere alla vigilia del decimo anniversario della Laudato si’, nel maggio del 2025».
Dunque, sottolinea Di Donna, «è importante che la Cei continui a portare avanti questa iniziativa. Però la partecipazione sui territori dovrebbe essere maggiore, non basta incontrarsi ogni due anni. Serve un impegno quotidiano. Anche i problemi sono tutt’altro che risolti». A partire proprio dal territorio campano. « Da noi c’è la novità dell’interlocuzione periodica con le prefetture di Napoli e Caserta, che convocano i cosiddetti “tavoli”. I roghi stanno diminuendo, ma questa estate c’è stata una recrudescenza. E le bonifiche sono ancora in alto mare. Il Pnrr stanzia qualcosa ma solo per i “siti orfani”, che sono meno rilevanti da un punto di vista della pericolosità. Mentre le malattie continuano, i morti continuano. E la gente si rassegna. Siamo in un momento di stallo, c’è maggiore consapevolezza ma manca una regia». Il vescovo cita «la recente e allarmante audizione alla Camera della procuratrice di Napoli Nord, Maria Antonietta Troncone, che lamenta come i processi non si facciano, non ci siano le condizioni per inquisire, ci si arrivi dopo anni, col rischio di finire in prescrizione. Purtroppo ha ragione. Sono quasi impotenti. L’unico processo che è andato avanti è quello nostro agli industriali Pellini».
Ma non è solo questione di inchieste. « A dieci anni dall’enciclica l’attenzione si è rallentata. C’è maggiore sensibilità ma la Ludato si’ rimane ancora in gran parte sconosciuta, anche nella Chiesa. E anche male interpretata. Possiamo dire quello che dice il Papa nella Laudate Deum di due anni fa, nella quale si mostra pessimista. E lo sono anche io». Di Donna ricorda anche i danni del dissesto idrogeologico «che oggi è tra le priorità, anche da noi. Abbiamo avuto due morti a San Felice a Cancello. Il cambiamento climatico non è una teoria ma un dato di fatto. Non solo terra dei fuochi ma anche di acqua. E siamo del tutto inadeguati ». Così, per tenere alta l’attenzione, « per il decennale faremo un pellegrinaggio giubilare tra le terre dei fuochi. Per una settimana le dieci diocesi interessate cammineremo di sito in sito, di discarica in discarica. Come le stazioni della Via Crucis».