lunedì 5 agosto 2024
Compie 40 anni il seminario estivo di formazione del Movimento per la Vita a Santa Maria di Leuca, dedicato a Vittoria Quarenghi. Una proposta che lascia il segno
L'équipe che ha organizzato il Seminario Quarenghi di Santa Maria di Leuca

L'équipe che ha organizzato il Seminario Quarenghi di Santa Maria di Leuca

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I giovani e la vita, un legame forte e autentico. Un’osservazione che ha a che fare con i Seminari “Vittoria Quarenghi” che esattamente da 40 anni – il primo fu a Palmi (Reggio Calabria) dal 14 al 20 settembre 1984 – vengono proposti ogni anno dal Movimento per la Vita ai giovani come occasione di crescita, riflessione, formazione, in un contesto di amicizia e allegria. L’ultimo si è svolto a fine luglio a Santa Maria di Leuca, bellissimo il tema di fondo: “Nati per qualcosa di grande. Costruttori di futuro cercasi”.
Una partecipazione attenta, ragazze e ragazzi pronti a lasciarsi coinvolgere, a capire, a imparare.

Scrive Davide: «Il Seminario è stato una grazia. Un dono enorme e gratuito. Mi sono commosso ascoltando alcuni interventi, e così anche molti dei ragazzi che erano presenti. Non lo dimenticherò mai. Grazie al Movimento per la Vita, grazie a Carlo Casini, grazie a Dio per i testimoni della Vita. Per noi giovani è essenziale. Ce la metteremo tutta, proprio come coloro che ci hanno preceduto e che in terra e dal Cielo ci accompagnano. Vogliamo spendere tutte le nostre energie per diffondere una cosa così bella: il Vangelo della vita».

Tra questi testimoni c’è anche Vittoria Quarenghi – prima segretaria del Movimento per la Vita, andata in Cielo il 6 febbraio 1984, proprio nel giorno della Giornata per la Vita – attorno al cui nome si ritrovano da 40 anni i tantissimi giovani che partecipano ai Seminari. «Il servizio nel volontariato per la vita è un’opportunità – dice Francesco – ed è bello farlo conoscere anche per l’esempio di quelle grandi persone che ci hanno preceduto in questo sentiero». Come Vittoria, appunto, a cui è dedicato un convegno che si terrà a Bergamo, sua città natale, il prossimo 5 ottobre. «È stata una fantastica settimana – scrivono i giovani dell’Equipe –. Cosa possiamo dirvi se non che lo sguardo di questi ragazzi ci dice un enorme grazie? Quello che stiamo facendo è di un’importanza fondamentale; veramente è questione di vita o di morte. Spero che questi ragazzi ci accompagnino durante tutto l’anno e ci ricordino l’enorme responsabilità che abbiamo».

Leggendo e ascoltando quanto hanno detto e scritto i giovani, e ripensando ai volti di tantissime ragazze e ragazzi che sin dagli inizi del Movimento hanno mostrato di credere davvero in un Ideale che cambia la vita personale e migliora il mondo, si comprende la bellezza di un popolo nuovo – generato da una rivoluzione culturale ricca di speranza, gioia e profezia –, che cresce: il popolo della vita. Non vi è dunque motivo di scoraggiarsi, ma solo motivi per dare ragione della speranza sprigionata dal Vangelo della Vita, come ci dicono i giovani, che insistono: «La gioia è molto più grande della fatica. Esistiamo per qualcosa di grande e vogliamo costruire il futuro». Come non lasciarci sorprendere da una briosa scossa di energia? Dice Antonella: «Non possiamo aspettare che siano altri a fare le cose al posto nostro: noi giovani dobbiamo essere protagonisti di una narrazione diversa della vita, che riconosca l’inalienabile dignità di ogni essere umano; noi per primi dobbiamo rifiutare l’indifferenza che spinge le mamme verso dolorose scelte di morte e invece stare al loro fianco e sostenere il coraggio dei loro “Sì alla vita”; a noi spetta sia essere la voce di quei bambini non ancora nati sia convincere il mondo che ciascuno di loro è già, fin dall’inizio, “uno di noi”».

E poi Irene: «Abbracciare la missione di difendere la vita nascente necessariamente stravolge e trasforma la visione della propria esistenza, donandole un significato nuovo, una prospettiva di senso che valorizza ogni giornata e che ci spinge a metterci in gioco. La nostra voce è chiamata a levarsi forte e chiara quando si tratta di dire la verità e smontare le bugie, quando ci sono delitti che vogliono essere considerati “diritti”. Essere prolife significa bandire l’indifferenza dalla propria vita, diventare allergici a quella noncuranza che impedisce lo sguardo sugli altri, e adottare la Speranza, quella allegra e laboriosa che chi ama profondamente la vita non può fare a meno di avere nel cuore».

Ora Edoardo: «Anche io posso fare la differenza. Grazie per avermi fatto capire che io valgo, sono un pezzo unico, ho una luce che non devo mai spegnere». E Andrea: «Amare la vita anche quando è piccolissima e indifesa ti porta a scoprire anche la bellezza della tua vita e a vivere nella gratitudine e nel desiderio di fare qualcosa di buono per gli altri. Penso che sia questo il senso della vita. Questa scoperta mi sta aiutando a superare un momento difficile. Volevo mollare tutto e adesso vedo le cose in modo diverso. Ho fiducia». Maria aggiunge: «La vita è un bene prezioso. Spendersi per una causa così grande e bella mi fa sentire viva e forte, penso sinceramente che ne valga la pena». Le fa eco Camilla: «Fare volontariato in un Centro di Aiuto alla Vita allarga gli orizzonti e dona uno sguardo nuovo sul mondo. Credo che spendersi per questa causa sia un buon modo per costruire quella società della verità e dell’amore».

È proprio vero: prima e più che una struttura e un’organizzazione, il Movimento per la Vita è un modo di essere, di vivere, di agire, di pensare e comunicare. Uno stile di vita. L’esistenza di ciascuno di noi è chiamata a essere in movimento per la vita.
Grazie, ragazzi!

* Presidente Movimento per la Vita italiano

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