Il robot Da Vinci
Il robot Da Vinci Xi, il più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiva, è arrivato all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. L’annuncio dell’Int è del 2 ottobre, ma in realtà gli interventi di chirurgia robotica all’Irccs milanese sono iniziati già nel mese di giugno. Fino a ora sono state coinvolte sei diverse aree di chirurgia oncologica: toracica, epato-gastro-pancreatica, urologica, ginecologica, colon-rettale, otorinolaringoiatrica. Sarà possibile intervenire anche su tumori rari e complessi, per un totale di 400-500 operazioni all’anno.
Questa importante innovazione tecnologica consente di eseguire interventi con un alto grado di precisione, rendendo possibili procedure complesse altrimenti eseguite con la tecnica tradizionale “open”, cioè a cielo aperto.
Un passaggio importante che si deve alla generosa donazione di 2 milioni di euro da parte di Veronica Gusa de Dragan, presidente di Veroniki Holding spa, ma anche a un impegno rilevante da parte dell’Istituto che ha realizzato una nuova sala operatoria dedicata con un investimento di 900mila euro. La nuova struttura avrà un’équipe ad hoc composta da 8 anestesisti, 16 chirurghi, 14 strumentisti e 14 infermieri di sala.
«Da sempre è nella nostra mission avere una visione prospettica, introdurre novità clinico-scientifiche, standardizzarle e ottimizzarle, affinché il paziente possa avere accesso alle terapie più efficaci e innovative» ha dichiarato Gustavo Galmozzi, presidente della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Il Sistema sanitario regionale lombardo sta promuovendo l’inserimento dell’innovazione per affrontare la sfida della nuova domanda sanitaria – ha aggiunto Carlo Nicora, direttore generale dell’Istituto –. Robotica, intelligenza artificiale, farmaci e dispositivi sono strumenti che entrano a pieno titolo nel percorso di diagnosi, cura e assistenza del paziente». Dal punto di vista clinico, il sistema chirurgico robotico segna una svolta nella cura dei tumori, rendendo possibili interventi più precisi e una ripresa post-operatoria più rapida. Il robot permette, infatti, di agire con maggiore sicurezza grazie all’ingrandimento, alla visione tridimensionale e al movimento simile a quello del polso umano.
«Si tratta davvero di un passo significativo per la chirurgia toracica – ha spiegato Ugo Pastorino, coordinatore delle Ricerche in Chirurgia toracica –. Il nostro obiettivo non è sostituire la chirurgia mininvasiva già consolidata, che viene impiegata nel 60% dei casi, ma arrivare al 70% utilizzando la robotica, concentrando gli sforzi soprattutto nei casi in cui la toracoscopia tradizionale è limitata. Questo include interventi su tumori rari e complessi nel mediastino e sulla parete toracica, nonché la possibilità di affrontare noduli polmonari centrali, attualmente trattati con la chirurgia tradizionale open».
Alessandro Gronchi, direttore Chirurgia dei Sarcomi e Chirurgia Oncologica, ha spiegato che «nel caso di tumori testa-collo riusciamo ad accedere a regioni profonde attraverso la bocca, asportando in modo preciso e accurato masse tumorali che altrimenti richiederebbero approcci esterni molto più invasivi».