È stata rimandata «a una prossima camera di consiglio», senza precisare la data, la decisione della Corte Costituzionale sulla nuova questione di legittimità relativa alla legge 40 sollevata dal Tribunale di Roma per due casi di coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche. Al termine di un confronto lungo e particolarmente complesso su una materia dai delicatissimi risvolti giuridici, scientifici ed etici, i giudici hanno deciso di prendere tempo, suscitando la comprensibile delusione nei fautori dell’eliminazione dell’esclusività di accesso alla paternità e maternità in provetta alle sole coppie che, essendo sterili, non hanno altro modo per poter giungere a un figlio geneticamente proprio. Dopo l’udienza pubblica di martedì mattina e la camera di consiglio del pomeriggio, ripresa nella mattinata successiva, la comunicazione del rinvio è filtrata dalla Corte che un anno fa (con un altro presidente e una composizione in parte diversa) aveva sancito l’illegittimità del divieto di fecondazione eterologa. La causa sul possibile accesso alla fecondazione assistita di coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche, che chiedono di poter realizzare sugli embrioni concepiti in vitro la diagnosi genetica preimpianto in modo da poter selezionare gli embrioni sani sani per tentare una gravidanza, era stata discussa nell’udienza pubblica alla sola presenza dei legali che rappresentano le due coppie ricorrenti: si tratta di Filomena Gallo e Gianni Baldini, rappresentanti dell’Associazione radicale Luca Coscioni, tenace avversaria della legge 40. Furono proprio i radicali a promuovere 10 anni fa il referendum abrogativo poi vanificato dall’astensione di massa degli italiani, che confermarono la legge approvata in Parlamento a larga maggioranza appena l’anno prima. Alle loro argomentazioni non s’era opposta alcuna voce: era infatti assente l’Avvocatura dello Stato, che non è stata incaricata dal Governo di difendere la legge 40. Facile il gioco dei radicali, che hanno fatto notare l’imbarazzante assenza di una controparte: «Chi tace acconsente?», s’è chiesto ironicamente Baldini. Ma i giudici non devono decidere sulle battute, e gli argomenti a favore e contro l’accesso alla maternità in provetta per tutte le coppie affette da documentate anomalie genetiche trasmissibili restano sul tavolo della Corte per una decisione che si conferma particolarmente impegnativa. I ricorrenti sostengono che negare il ricorso alla fecondazione artificiale alle coppie che possono concepire anche per via naturale costituisce un’ingiusta discriminazione rispetto a chi, essendo fertile, non ha altro modo per concepire figli biloogicamente propri. Ma è proprio la ratio della legge a rispondere a questo argomento: la provetta viene infatti consentita a chi non può procreare diversamente.
La Corte Costituzionale ha aggiornato a data da destinarsi la camera di consiglio sulla legge 40. Il ricorso riguarda l'accesso alla provetta delle coppie fertili ma portatrici di anomalie genetiche.
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