Hassan gioca a pallone col papà e un’infermiera nel giardino dell’Ospedale di Bochum, in Germania. Inizia dal lieto fine l’incredibile storia che mette insieme il rigore della scienza con l’umanità. E che unisce Germania e Italia per salvare un bambino che dalla nascita non aveva speranze di guarigione e che, dopo essere fuggito con la famiglia dalla guerra in Siria, oggi ha un futuro. Il piccolo infatti è nato con una gravissima malattia, l’epidermolisi bollosa. Chi ne è affetto viene definito 'bambino farfalla': ha una difetto dei geni che producono le proteine responsabili dell’adesione dell’epidermide al derma. Per questo sono sensibilissimi, basta un minimo tocco per provocare su di loro lesioni o bolle.
Il padre di Hassan racconta che dopo un anno dall’arrivo in Germania – siamo nel 2015 – Hassan si aggrava e perde la pelle praticamente su tutto il corpo. A Bochum i pediatri Tobias Rothoeft e Norbert Teig si mettono in contatto con Michele De Luca, lo scienziato italiano tra i più esperti su questa malattia: da più di trent’anni, infatti, coltiva in laboratorio cellule staminali epidermiche grazie a una tecnica imparata negli Stati Uniti. «Il bambino aveva una mutazione nello stesso gene che avevamo già corretto in fase di sperimentazione clinica su due pazienti – racconta De Luca – ma allora in aree molto meno estese». Lo scienziato, che dirige il Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha la struttura giusta per produrre i lembi di epidermide geneticamente corretti e tentare di salvare Hassan: lo spin off universitario Holostem dedicato alle terapie avanzate. Con la consulenza di Johann Bauer, dermatologo dell’Eb House di Salisburgo, si mettono a punto i protocolli clinici e la documentazione viene inviata agli enti regolatori tedeschi, che autorizzano l’intervento in tempi brevissimi. Tre volte Hassan va in sala operatoria, per otto mesi rimane bendato su tutto il corpo. Il chirurgo plastico Tobias Hirsch gli sostituisce quasi interamente l’epidermide con i lembi geneticamente corretti creati a Modena, dove i biotecnologi lavorano giorno e notte per crearli, in stretto contatto con Graziella Pellegrini, coordinatrice della terapia cellulare del Centro di medicina rigenerativa Ferrari: «Questa è una storia che ci insegna molte cose. Non conoscevamo i nostri colleghi tedeschi, eppure abbiamo agito uniti, perché avevamo un obiettivo comune forte. Questo è un messaggio umano importante». Lo stesso del quale in serata si è rallegrato il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.
Ieri la rivista scientifica Nature ha pubblicato i risultati di questo primo intervento salvavita, una speranza per tutti i bambini affetti da questa terribile malattia: «Attraverso la mappatura delle integrazioni nel genoma – conclude De Luca – siamo riusciti a dimostrare che l’intera rigenerazione dell’epidermide umana è sostenuta da un piccolo pool di cellule staminali della pelle in grado di permanere stabilmente nell’individuo, generando continuamente gruppi di progenitori che si differenziano nel tessuto da rigenerare».