Un po’ di emozione e il ricordo che vola a una notte del 1975: «All’epoca ero pubblico ministero a Firenze e mi trovai a indagare su una clinica dove si facevano aborti clandestini. Ho ancora negli occhi i volti delle poverette che ci trovammo dentro al momento della perquisizione». Già allora a Carlo Casini fu evidente «la più semplice delle cose: e cioè che a quelle donne bastava un briciolo di aiuto, forse soltanto un briciolo di ascolto, per cambiare idea». La differenza tra una vita in più e una in meno.
A questa battaglia ha dedicato la sua di vita, quarant’anni da allora, 25 come presidente del Movimento per la vita, che bilancio fa di questo impegno?Avrei bisogno di pagine e pagine (e in effetti in occasione della fine del mio mandato ho prodotto un piccolo tomo!). Il vero distillato di questi anni in ogni caso è e resta quel numero impressionante: oltre 160mila bambini nati, salvati dal coraggio delle loro madri, dalla tenacia di volontari straordinari e per una piccola parte anche da quella intuizione iniziale in cui ho continuato a credere fermamente.
Da quell’idea sono nati i Centri di aiuto alla vita ma anche un impegno culturale che nel corso degli anni si è dovuto misurare con sfide sempre più complesse, dal dilagare della provetta all’aspro dibattito sul fine vita.È così e credo che il ruolo del movimento sia stato determinante nell’evidenziare una correlazione fondamentale: quella tra l’annuncio e la testimonianza del valore della vita e la sua possibilità concreta d’essere difesa e salvata. Quell’annuncio e quella testimonianza devono essere incessanti: non a caso la battaglia che più ha contraddistinto l’azione del movimento negli ultimi anni è stata quella per l’"Uno di Noi".
Con l’iniziativa avete raccolto oltre due milioni di adesioni in tutti i Paesi d’Europa, chiedendo all’Unione europea un riconoscimento formale dell’embrione umano...Che non è arrivato. Ecco perché da oggi sarò impegnato unicamente su questo fronte, per cui abbiamo peraltro già lanciato una nuova petizione attiva fino a dicembre di quest’anno.
Che cosa ha detto al suo successore, Gian Luigi Gigli?Sono felice della sua nomina, il suo percorso lo fa la persona ideale per guidare il movimento: penso in particolare al suo impegno in prima persona nella vicenda di Eluana Englaro, l’altro volto della vita da difendere nel nostro Paese, e non solo. Incontrandolo in ogni caso, qualche giorno fa, gli ho ricordato come l’impegno che ricopre in politica vada sposato appieno con quello nuovo che gli è stato affidato: io l’ho vissuto in prima persona, essendo stato eurodeputato. «Senza la politica non si fanno le case», diceva La Pira, e io dico che senza politica non si difende nemmeno la vita. La politica deve essere per la vita.