giovedì 23 novembre 2023
Bocciata la mozione che avrebbe aperto la strada a una legge regionale. Il presidente Fedriga: ora potenziamo le cure palliative. Adesioni sulla linea anche nel centrosinistra
Il palazzo della Presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste

Il palazzo della Presidenza della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste - Ansa

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Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia non ha approvato la mozione sul fine vita, sottoscritta da gran parte del centrosinistra per consentire alle persone di «scegliere liberamente se esercitare o meno il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito quando le condizioni di sofferenza diventano estreme e irreversibili, come già stabilito dalla Corte costituzionale». Una mozione del tipo di quella già approvata dall’Assemblea regionale del Veneto.
La maggioranza friulana, anch’essa di centrodestra come quella veneta, ha ritenuto di non dover aderire perché «la materia non è di competenza regionale». Dopo un ampio dibattito il presidente Massimiliano Fedriga ha precisato: «Non entro nel merito dei testi ma la mozione Bullian introduce di fatto un nuovo Lea (Livello essenziale di assistenza), che è materia di competenza nazionale, e questosarebbe incostituzionale. La mozione di maggioranza rientra invece nelle nostre competenze e parla di cure palliative e sedazione profonda, il binario che possiamo percorrere. Sarebbe sbagliato brandire bandiere che non possiamo portare».
Il Consiglio regionale ha infatti approvato la mozione presentata da Carlo Bolzonello (Lista Fedriga), sul potenziamento delle cure palliative. Più di tre ore di intenso dibattito hanno preceduto il voto sulle mozioni. Carlo Bolzonello (Fp), in qualità di presidente della III Commissione, ha riassunto l'esito delle audizioni, elencando le diverse posizioni espresse dai 24 esperti convocati in aula nel corso di due sedute, prima di spiegare le motivazioni della mozione che lo vedeva come primo firmatario. «Vogliamo promuovere – ha detto l’esponente di maggioranza – la cultura delle cure palliative, e assieme monitorare l’applicazione della legge che rigetta l’accanimento terapeutico. Per questo invitiamo il Parlamento a potenziare questo tipo di cure, destinandovi adeguate risorse economiche».
Sull’altro fronte politico, Enrico Bullian (Patto-Civica) ha ricordato gli obiettivi della sua mozione, in campo fin dal mese di luglio: «Il punto di partenza è garantire la libertà di scelta alle persone che si trovano in una situazione di estrema sofferenza e che chiedono il suicidio medicalmente assistito, possibile grazie alla sentenza della Corte costituzionale». «La risposta al dramma del fine vita è nelle cure palliative – ha osservato fra gli altri il capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo –, dove l'uomo è accompagnato nel morire e non a morire. Qui noi dobbiamo decidere se la sanità pubblica deve sostenere la vita o agevolare la morte».
Dissonanti rispetto alle posizioni del gruppo i consiglieri Pd Russo e Carli. «Io non credo allo spezzatino di 20 diverse leggi regionali – ha spiegato Russo – e dico no al turismo del fine vita che creerebbe cittadini di serie A e di serie B. Intravedo il rischio degli spalti opposti, e ho sempre pensato che in questi campi meno si legifera meglio è: impossibile una norma che preveda tutte le fattispecie». Carli dal canto suo ha auspicato «un potenziamento delle cure palliative anche attraverso l’hospice all’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste, che da tempo viene richiesto dalle famiglie».


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