sabato 28 febbraio 2015
Una rete virtuosa di progetti educativi per sconfiggere la dittatura ideologica Lgbtq.
LA SCHEDA 5 punti per fare chiarezza
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«Rete anti-gender»? No, nessuna contrapposizione ideologica. Lodovica Carli, responsabile del Forum delle famiglie in Puglia, suggerisce la dizione di 'educatori del cuore dell’uomo', perché anche un po’ di poesia non guasta per qualificare la nuova trama che si sta tessendo tra tutti coloro –genitori, insegnanti, associazioni, centri di ricerca, uffici diocesani – decisi a rifiutare l’ormai opprimente egemonia culturale dell’educazione secondo il 'gender'. Sembrava impossibile che una maggioranza silenziosa e impegnata di genitori, educatori e insegnanti, consapevole del valore decisivo dell’educazione, potesse soccombere di fronte a un’esigua minoranza ispirata all’ideologia Lgbtq e sostenuta dalla strategia nazionale Unar, con ondivago ma purtroppo pervicace appoggio istituzionale. E infatti, dopo aver masticato amaro per mesi, dopo aver atteso – invano – che qualcosa si muovesse a livello di dirigenze scolastiche e osservatori culturali, la maggioranza ha deciso di alzare la voce. Da una parte l’azione 'politica', con la grande petizione sostenuta da Age, Agesc, Movimento per la vita, Giuristi per la vita e Pro vita onlus. Dall’altra – meno palese ma altrettanto penetrante  – la rete che punta a combattere il presunto progetto educativo del 'gender' sul piano dei contenuti, mostrando con un crescente ventaglio di buone prassi, come un’idea che pretende di guardare alla sessualità prescindendo completamente dal dato naturale, non possa regalare ai ragazzi né serenità né certezze.  L’idea di fare rete contro il 'gender', con idee, progetti, iniziative concrete, era stata lanciata nel novembre scorso dal presidente del Forum, Francesco Belletti. A gennaio, di fronte al successo dell’iniziativa, è nata anche una pagina web di collegamento, 'Il filo e la rete', coordinato dalla stessa Lodovica Carli, ginecologa ed esperta di metodi naturali: «Dobbiamo riuscire a risvegliare nei genitori, negli educatori, in tutti coloro che si occupano di giovani e ragazzi – spiega l’esperta – la coscienza della propria responsabilità educativa, ma soprattutto la consapevolezza che, al di là di luoghi comuni di stampo moralistico, è nell’antropologia cristiana che si può scoprire il valore e lo spessore del proprio essere al mondo, accompagnando così i ragazzi alla scoperta del significato della propria vita». Il progetto al momento meglio radicato è nato proprio in Puglia, si chiama Eros (Educazione, ricerca, orizzonte, sessualità), ed è stato realizzato con il sostegno dell’Ufficio scolastico regionale e la collaborazione della 'Bottega dell’orefice', associazione che – con evidente richiamo al magistero sul corpo di Giovanni Paolo II – si occupa di educazione alla sessualità e di metodi maturali. La ricerca, curata da Angela Mongelli, docente di sociologia della formazione all’Università di Bari, ha coinvolto 4.820 studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado della Puglia, oltre a 800 docenti. I risultati? Una conferma, supportata dai dati statistici, della necessità di aiutare la comprensione delle valanghe di informazioni in possesso dei ragazzi a proposito della sessualità – Internet la fonte privilegiata – con una formazione che, spiega Mongelli, «possa accompagnarli alla scoperta delle bellezza e della grandezza dell’amore, grazie alla sessualità, preziosa energia di relazione che permette di trasformare il corpo in dono». L’obiettivo di proporre ai giovani un alfabeto della corporeità senza le tante ambiguità che arrivano dall’arcipelago mediatico ma anche dalla cultura pervasiva del pansessualismo senza etica, ha mosso anche l’Ufficio per la pastorale familiare della diocesi di Fidenza. Enrico e Camilla Mattei, insegnanti e sensibilizzatori del metodo Billings, responsabili diocesani dell’ufficio con don Adriano Contestabili, hanno messo a punto due percorsi educativi. Il primo, 'Il corpo racconta', è rivolto alle ragazze preadolescenti che sono invitate a seguire gli incontri insieme alle loro mamme. Attraverso una traccia ludica ma scientificamente ineccepibile si valorizza il linguaggio del corpo nella sua dimensione filiale ('tutti abbiamo ricevuto la vita in dono), sponsale ('la bellezza della differenza sessuale come accoglienza reciproca') e generativa ('siamo chiamati a restituire il dono ricevuto'). Le esperte non dimenticano di ricordare una virtù come il senso del pudore, controcorrente di fronte all’ostentazione sfacciata del corpo che oggi appare prevalente, ma che le adolescenti mostrano di comprendere perfettamente perché verità e libertà dell’amore, nel loro significato autentico, sono iscritte nel cuore di ogni persona. Ma occorre parlarne, raccontarlo – anche grazie all’aiuto dei padri – con parole comprensibili. Un obiettivo che anche la direzione didattica di zona, dopo l’approvazione da parte del collegio docenti, ha riconosciuto come fondamentale autorizzandone la trasformazione in progetto scolastico.   Dal Forum delle associazioni familiari dell’Umbria arriva poi 'Rispettiamoci', progetto interdisciplinare in quattro differenti versioni con il coinvolgimento di genitori e insegnanti: scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo e di secondo grado. Realizzato da una psicologa dell’educazione,  Leonida Carnevali; da una pedagogista dell’età evolutiva, Barbara Baffetti; da una sessuologa, Maria Tecla Cataldi, con la supervisione dello psicologo Ivan De Marco, che è anche docente di sessuologia alla Scuola superiore Rebaudengo di Torino della Pontificia università Salesiana, il progetto intende sviluppare nei bambini e nei ragazzi la consapevolezza della dimensione affettiva, la coscienza della propria identità e della relazione esistente tra sentimenti e desideri. Obiettivo: la scoperta dell’alterità maschile e femminile e la valorizzazione della reciprocità tra i sessi.  Un punto fermo questo, indispensabile per ribadire l’errore delle teorie del 'gender' che, proprio ignorando il dato di realtà rappresentato dal maschile e dal femminile, vorrebbe trasformare il desiderio in diritto ma finisce invece per generare infinite solitudini. Una logica confusa e antropologicamente destabilizzante che si propone di contrastare anche Saverio Sgroi, educatore e giornalista palermitano, da tempo impegnato a proporre nelle scuole 'Cogito et volo', blog rivolto agli adolescenti su sogni, amicizia, amore e sessualità. Il ciclo di incontri, che prevede anche il coinvolgimento dei genitori e si intitola 'Una storia unica', punta a sviluppare le capacità di vivere responsabilmente le relazioni affettive, gestire le proprie emozioni e stimolare la riflessione sul concetto di identità sessuale.  Tra le altre opportunità, un organico programma di educazione alla sessualità su scala internazionale – ma presente anche in Italia grazie alla collaborazione del Centro di Ateneo su matrimonio e famiglia dell’Università Cattolica – è TeenStar, 'Per amare ed essere amato', che da quasi trent’anni, grazie all’intuizione di due ginecologi americani, Hanna Klaus e Pilar Vigil, diffonde i fondamenti dell’antropologia cristiana su sessualità e fertilità. Su un versante espressivo, ma non meno interessante, è il progetto 'Io Tarzan, tu Jane'  inventato da Marco Scarmagnani, formatore e mediatore familiare, che sfrutta alcune delle più note sequenze cinematografiche, per spiegare che le differenze sessuale non sono invenzioni confessionali, ma verità che accompagnano da sempre anche la storia del cinema e della letteratura. E che non sarà una pretesa ideologica  come il 'gender' ad affossare ciò che è parte costitutiva del nostro sapere, della nostra civiltà, della nostra vita. Era indispensabile che qualcuno – come stanno facendo con impegno i sostenitori del 'Filo e la rete' – si decidesse a dirlo con forza e convinzione.
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