Sara Favaro in ospedale per la donazione di cellule staminali emopoietiche
Un dono è qualcosa che si dà volontariamente a qualcuno, senza alcun interesse, senza aspettarsi nulla in cambio. È la generosità allo stato puro, è la volontà di bene dell’altro; il dono è qualcosa che ha un valore ma non un prezzo, che viene dato non perché l’altro dia qualcosa ma affinché l’altro sia. Affinché sia felice, stia bene, possa guarire.
Dare una parte di sé per aiutare gli altri è ciò che fanno ogni giorno, con generosità e altruismo, milioni di persone al mondo: i loro doni sono il sangue, il plasma, gli organi, i tessuti e le cellule staminali emopoietiche (emocitoblasti), che si trovano nel midollo osseo e dalle quali traggono origine tutte le cellule del sangue e del sistema immunitario. Il loro trapianto rende possibile la guarigione di gravi patologie come le neoplasie ematologiche o le immunodeficienze, rappresentando in molti casi l’unica terapia salvavita. Si tratta di scelte “d’amore” che cambiano l’esistenza e che Sara e Davide, due giovani donatori volontari di cellule staminali emopoietiche, hanno accettato di raccontare ad Avvenire.
«Premetto che non mi piace quando mi dicono “brava” per ciò che ho fatto. Mi è nato dal cuore e non mi è costato alcun tipo di dolore: anzi, mi ha dato l’immensa gioia di poter salvare una vita». Sara Favaro, 21enne trevigiana, studentessa di Ingegneria biomedica all’Università di Padova, lo scorso febbraio ha donato per la prima volta i suoi emocitoblasti per mezzo di un prelievo da sangue periferico avvenuto all’ospedale Borgo Roma di Verona: queste cellule sono state poi trapiantate ad una adolescente malata di leucemia. «È un gesto semplice, sicuro ma di cui si sa poco: le persone lo confondono con l’intervento chirurgico in anestesia generale, dove il midollo viene prelevato dal bacino. Io ne avevo sentito parlare quand’ero scout e poi, compiuti i 18 anni, ho deciso di donare il sangue e di iscrivermi al registro nazionale dei donatori di midollo osseo. In realtà non pensavo che un giorno mi avrebbero chiamata e quando è successo sono rimasta un attimo attonita prima di pensare: accidenti, sono davvero compatibile, posso salvare la vita a una persona». Questa persona è la “gemella genetica” di Sara poiché il suo midollo è risultato compatibile al 99%.
Trovare un midollo osseo compatibile al 100% è assai complicato: il rapporto è di 1 su 100 mila, spiegano dal Centro nazionale Trapianti; per questo è necessario incrementare il numero degli iscritti al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo dove i potenziali attivi – rigorosamente tra i 18 e i 35 anni – sono mezzo milione (68% maschi e 32% femmine) concentrati soprattutto nel Nordest e in Emilia Romagna, con regioni come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte e, appunto, l’Emilia, in cima alla classifica delle donazioni. Quella delle cellule staminali da sangue periferico è una procedura che non ha controindicazioni: avviene come un normale prelievo, solo un po’ più robusto, e non prevede ricoveri ma soltanto la somministrazione, nei cinque giorni precedenti, di un fattore di crescita che consente il trasferimento degli emocitoblasti dal midollo osseo al circolo sanguigno per moltiplicare il numero delle cellule. Fino a due settimane prima dell’intervento il donatore ha la possibilità di ripensarci, sapendo, tuttavia, che in questo modo può mettere in pericolo la vita del ricevente, nel frattempo sottoposto a terapie delicatissime che ne azzerano le difese immunitarie. Sara si commuove quando pensa alla ragazza: «Mi piacerebbe scriverle, sapere come sta, o dedicarle una canzone, anche se dentro di me ho un po’ di paura. Sono il suo angelo custode e saremo legate per sempre perché ciascuna di noi ha cambiato la vita all’altra».
La donazione è una piccola cosa buona che ho fatto nella vita», afferma con emozione Davide Roppo, 31 anni, pugliese, poliziotto della Stradale di Bari Sud e padre di due bambini, «anche se faccio volontariato da quando avevo 15 anni. Di questo tipo di donazione sono venuto a conoscenza quando frequentavo la scuola allievi agenti a Trieste: cercavano donatori per una bambina in attesa del trapianto di midollo ma io non ero compatibile. Nel 2021, tre anni dopo la mia iscrizione al registro donatori, sono stato contattato e nel 2022 ho fatto la donazione al GOM di Reggio Calabria, dove ero allora in servizio. A parte l’iniziale timore, non ho mai avuto ripensamenti: mi sono immedesimato nella persona che aveva bisogno e mi sono detto che, se fossi stato io al suo posto, avrei sperato fino alla fine che qualcuno lo avesse fatto per me».