«La possibilità per una madre di rimanere anonima al momento del parto, lasciandolo in adozione, è una risorsa molto importante. Una strada alternativa all’abbandono "selvaggio", in strada, o all’aborto», ricorda Milena Santerini, deputata di Demo.S. (gruppo Per l’Italia- Centro democratico), ma anche docente di pedagogia e promotrice dell’intergruppo parlamentare per le adozioni. Intestataria di una proposta "equilibrata" in materia di diritto alle origini.
Rispetto al diritto alle origini, come è cambiata l’adozione negli anni?L’adozione è divenuta filiazione a tutti gli effetti solo dopo un lungo mutamento culturale, superando il senso di vergogna che la circondava (chi non ricorda come fosse tenuta nascosta la rivelazione di non essere "veri figli"?). E ora molti temono che con la sentenza della Consulta e la nuova legge si torni indietro, ricostituendo un primato culturale della filiazione biologica.
La legge raccomanda riservatezza.Ma potrebbe rivelarsi molto difficile svolgere un’indagine di ricerca della madre naturale senza che la voce si diffonda nel suo contesto sociale, turbando un equilibrio ricostituito nel tempo e svelando un segreto mai confessato. Queste informazioni vanno comunicate esclusivamente all’Ufficiale dello stato civile del luogo di residenza, per il solo, eventuale, esercizio del diritto da parte del figlio all’accesso alle informazioni relative alle sue origini. Senza l’intervento di altre persone.
Da docente del settore, quando e come emerge questo bisogno di andare alle proprie origini?Di solito emerge in adolescenza, quando si deve costruire la propria identità, o a seguito di eventi traumatici che spingono a rileggere il proprio percorso esistenziale. Gli studi dicono che tutto dipende dal grado di attaccamento ai genitori: se esso è insicuro vorranno capire chi sono; se è sicuro si sentiranno abbastanza forti da andare a esplorare il passato senza problemi.
Quindi il problema mette in gioco innazitutto i genitori adottivi.Certo. Tutto dipende dalla narrazione che padre e madre adottivi avranno fatto della sua storia di accoglienza in famiglia. Un racconto che deve essere completo, non reticente; in caso contrario i genitori naturali restano dei fantasmi nella vita del bambino. La madre biologica non può essere mitizzata, ma va capita e bisogna riconciliarsi con lei. Lo deve fare il figlio, e prima ancora la madre adottiva. Ma ci si inganna se si crede, così, di avere accesso alla genesi della propria vita. È legittima la ricerca sul "come" si è venuti al mondo ma non si creda, con le informazioni, di arrivare al "perché". Il "senso" glielo può dare solo una scelta d’amore.