È terminata dopo appena un paio d'ore alla Corte costituzionale l'udienza pubblica sulla legge 40/2004 nella parte in cui si vieta il ricorso alla procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili,ma portatrici di malattie genetiche. La sentenza è attesa tra stasera e giovedì, dopo la Camera di consiglio del pomeriggio, ma potrebbe arrivare anche tra 8 mesi. E la decisione? La Corte costituzionale ha esaminato oggi la legge 40, per l’undicesima volta in 11 anni: tante sono le volte che è stata messa sotto accusa nel tentativo di ritornare al far west della provetta. Ma solo due, finora, le pronunce che ne hanno modificato il testo. Al vaglio della Consulta, stavolta, c’è la disposizione che consente l’accesso alla procreazione medicalmente assistita solo alle coppie assolutamente sterili o infertili. E non anche a quelle in grado di generare, ma affette da malattie ereditarie. Questo vorrebbero infatti i quattro aspiranti genitori che hanno proposto i due ricorsi, uno per famiglia: "produrre" embrioni in vitro, sottoporli a diagnosi pre impianto, e poi collocare in utero solo quelli sani. Secondo i ricorrenti, che si erano rivolti al tribunale di Roma il quale a sua volta aveva ritenuto di sottoporre la questione alla Consulta, il divieto imposto dalla legge 40 sarebbe incostituzionale. Ad
Avvenire, invece, diversi giuristi hanno motivato il loro parere di perfetta consonanza con la nostra Carta fondamentale. Certo è che sulla questione c’è grande attesa. L’Ufficio cerimoniale della Corte ha fatto sapere che i 30 posti per il pubblico nell’aula delle udienze sono già stati assegnati. E, addirittura, risultano quasi esauriti anche i 100 nella sala collegata in videoconferenza. D’altronde, i radicali stanno proponendo il loro solito pressing: l’associazione Luca Coscioni è costituita in giudizio a sostegno delle due coppie, nonostante già altre volte ne sia stata estromessa, prima della sentenza, con ordinanza della Corte. Sul fronte opposto, invece, imbarazza l’assenza del Governo: è ben singolare il fatto che non sia intervenuto in giudizio a sostegno della legge, tramite l’avvocatura generale dello Stato. Non accade quasi mai. Ma i giudici decidono secondo diritto. E la Consulta, anche stavolta, potrebbe ritenere la questione di legittimità costituzionale manifestatamente infondata, rigettando il ricorso senza analizzarlo nel merito.