martedì 1 ottobre 2024
La leader della rete Ue di associazioni Edf Catherine Naughton chiede che Von der Leyen riveda la decisione di non confermare il "ministero" per l'Uguaglianza. «Non vogliamo restare invisibili»
Chaterine Naughton, direttrice del Fortum europeo per la Disabilità

Chaterine Naughton, direttrice del Fortum europeo per la Disabilità - Cédric Puisney Photography

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Catherine Naughton dal 2023 è la direttrice del Forum europeo sulla Disabilità (Edf), una piattaforma che riunisce organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità di tutta Europa. Naughton è stata vicepresidentessa della Social Platform, rete di organizzazioni della società civile europea dedicate ai diritti sociali e all'advocacy. Edf si impegna a garantire che le politiche che riguardano le persone con disabilità siano elaborate con il loro contributo. L'organizzazione ha stabilito canali di patrocinio con istituzioni europee chiave, tra cui il Parlamento e la Commissione Europea. Nelle scorse settimane Edf ha espresso preoccupazione per l’accorpamento nella nuova Commissione europea della delega all'Uguaglianza (che si occupa delle politiche per la disabilità) nell’ambito della “Gestione delle crisi”. Questa scelta, secondo Edf, tradirebbe disattenzione e disinteresse per le politiche specifiche sulla disabilità.

Sono passate settimane dalla vostra richiesta di un commissario che si occupi espressamente dei diritti delle persone disabili. Quali risposte avete ottenuto?

Al momento nessuna. È stato uno shock per noi dell’Edf e per molte altre organizzazioni che si occupano di giustizia sociale. Nel frattempo aspettiamo che i membri del Parlamento europeo, ai quali era stato promesso un commissario per l'Uguaglianza, abbiano la possibilità di porre domande durante le audizioni. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen dovrà spiegare l’attuale assetto del governo comunitario e rispondere alla mancata assegnazione della delega esclusiva all’Uguaglianza.

Cosa pensa della strategia per i diritti dei disabili proposta dall'ultima Commissione?

Negli ultimi cinque anni sono stati raggiunti molti risultati. La maggior parte delle iniziative di punta che erano state promesse sono state realizzate. Abbiamo lavorato principalmente sull’accessibilità: ambientale, dei trasporti, tecnologica, nelle comunicazioni. Sono state approvate proposte come la tessera per i disabili e la tessera per il parcheggio.

Secondo Eurostat nell’Ue ci sono 100 milioni di persone con disabilità: perché non chiedere un commissario specifico?

In passato è stata avanzata questa richiesta, ma se si guarda alla struttura complessiva della Commissione non vedo come potrebbe funzionare. Se si considerano le basi dei trattati europei e come viene gestita la disabilità è coerente che sia affidata a un commissario per l'Uguaglianza. Si tratta infatti di politiche trasversali che cercano di armonizzare tanti interessi e legislazioni.

Cosa manca per istituire un’Agenzia europea di regolamentazione dell'accessibilità per dare un seguito concreto al nuovo Centro di risorse AccessibleEU?

Sarebbe un'iniziativa eccellente e una dimostrazione molto concreta del fatto che l'Unione Europea vuole davvero rendere la libertà di movimento una realtà per le persone con disabilità. Ma le ragioni sono ovviamente la mancanza di conoscenze e di risorse a livello nazionale per un'attuazione armonizzata di questa normativa. Si spera che la nuova Commissione possa impegnarsi in questo senso, perché migliorerebbe la competitività e il mercato interno, che è una delle priorità della presidente Von der Leyen. Molti membri del Parlamento europeo sono a favore, e penso che anche i governi nazionali la apprezzerebbero molto. Ciò che manca è la volontà politica di istituire davvero un'agenzia di questo tipo.

Quali sono le misure da adottare per rendere più uniforme la legislazione in tutti gli Stati membri dell'Ue?

È la nostra grande sfida: la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità deve essere la base per tutte le politiche. Insistiamo su questo sia a livello europeo, come Edf, che a livello nazionale con i nostri organismi membri. Ci assicuriamo che nella discussione su nuove questioni, come la crisi abitativa o l’aumento del costo della vita, si adottino misure a livello europeo o nazionale che garantiscano il rispetto e l’attenzione a chi ha una disabilità.

Nel dibattito pubblico si chiede spesso una legislazione europea comune sull'aborto e sulla genitorialità omosessuale. Perché manca ancora una discussione sulla disabilità in termini simili?

Alla radice del problema c’è la segregazione e l'esclusione delle persone con disabilità che inizia fin da bambini, nelle scuole. Anche l’ambiente istituzionale è segregato: ho incontrato due nuovi membri del Parlamento europeo con disabilità visibili, forse sono di più ma non sono molti se si pensa che nell'assemblea ci sono 800 persone in totale. Non si vedono leader con disabilità. I loro problemi non sono così visibili perché loro stessi non sono così visibili.

A metà ottobre l'Italia ospita il primo G7 per l'inclusione e la disabilità. Cosa si aspetta?

Seguiremo da vicino questa iniziativa che considero davvero un grande risultato. I leader del G7 possono e devono indicare la strada. Sono i Paesi più influenti, non hanno la scusa di dire “non abbiamo le risorse e non siamo in grado di farlo”. Non è come nell'Unione Europea, dove le istituzioni non hanno piena autonomia sulle misure legali e sulle politiche che adottano. Ognuno di questi leader ha la possibilità di tornare in patria e cambiare le cose, di tracciare il percorso per mostrare come si può attuare la Convenzione.

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