mercoledì 9 aprile 2025
La pubblicazione su una delle più autorevoli riviste scientifiche di dati sul potere di ellaOne di interrompere la gravidanza ha spinto due senatori a chiedere di fermarne la vendita senza ricetta
«La pillola dei 5 giorni dopo è abortiva, cosa ne pensa il ministro Schillaci?»
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Contraccettivo “d’emergenza” vendibile senza ricetta oppure farmaco abortivo, sottoposto alla disciplina della 194? La domanda su ellaOne (la “pillola dei 5 giorni dopo”) si trascina da tempo, ma pare non se ne possa nemmeno parlare, tanto è radicata la convinzione che i diversi farmaci in commercio (con ellaOne anche Norlevo, pillola del giorno dopo” un rapporto non protetto, anch’essa in vendita senza prescrizione) ormai siano “da banco”.

Ma c’è chi non si rassegna all’idea che il (pesante) dubbio su ellaOne venga rimosso. Nasce da qui l’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Salute Orazio Schillaci dai senatori Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Ignazio Zullo (Fratelli d’Italia), medico, per sciogliere la questione in via ufficiale, a tutela della salute di chi assume un prodotto pensando che abbia una determinata azione mentre ne produce un’altra.

Attingendo alle ricerche della Società italiana procreazione responsabile (Sipre), presieduta dal ginecologo Bruno Mozzanega, i due senatori ricordano nel testo depositato a Palazzo Madama l’8 aprile che «dal 2009 è venduta in Italia la pillola “ellaOne” (ulipristal acetato, Upa, 30 milligrammi), proposta come contraccettivo di emergenza e presentata come farmaco che ritarda o inibisce l’ovulazione» e che «dal 2015 tale farmaco è dispensato senza necessità di prescrizione medica e liberamente venduto nelle farmacie, parafarmacie e nei supermercati».

Giusto così? Mica tanto: citando un articolo pubblicato il 23 gennaio 2025 «sulla più prestigiosa rivista scientifica internazionale “New England journal of medicine”» (Nejm) i due interroganti affermano che, dati alla mano, «la somministrazione orale di due sole compresse di ellaOne è stata in grado di determinare l'aborto fino alla nona settimana di gravidanza in 127 donne su 131, con efficacia pari al 97 per cento, del tutto sovrapponibile a quella del mifepristone (Ru486), la pillola usata per l'aborto farmacologico».

Possibile che nessuno se ne sia accorto? In realtà la Sipre «ha ripetutamente segnalato ad Aifa (l’agenzia italiana che regolamenta i farmaci in comercio, ndr) che il farmaco non è anti ovulatorio ma prevalentemente antinidatorio e potenzialmente abortivo». Terreno sul quale detta legge – è il caso di dirlo – la 194. Ma se è vero quello che documenta l’articolo del Nejm «la distribuzione al pubblico, senza prescrizione, del farmaco ellaOne pare porsi in contrasto con la disciplina nazionale vigente in materia di modalità di accesso all'aborto».

Si è detto per anni che quando ha deliberato di autorizzare la vendita di ellaOne senza prescrizione medica Aifa aveva le mani legate perché la decisione era stata presa dall’Ema, l’agenzia europea. Tesi sulla quale Gasparri e Zullo fanno notare al ministro però che «la direttiva 2001/83/CE, recante il codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano titolo II, “Campo di applicazione”, articolo 4, comma 4, prevede che “la disciplina sovranazionale non osta all’applicazione delle disposizioni nazionali che vietano o limitano la vendita, la fornitura o l’uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi”».

E allora? Limitandosi ai fatti, sui quali si chiede che il titolare della Salute si pronunci, è chiara «la sussistenza di pericoli per la salute delle minori, e della donna in generale, derivanti da una possibilità di abortire autogestita e clandestina e dal possibile abuso di un principio attivo (Upa) potenzialmente epatotossico». La strada per cambiare direzione sarebbe in realtà già indicata: la Sipre infatti «in data 17 febbraio 2025 ha presentato un'istanza all'Aifa affinché ne sospenda la distribuzione sul territorio nazionale, ne modifichi la normativa di accesso assimilandola a quella del mifepristone, e affinché ridefinisca il “place in therapy” (il ruolo del medicinale nello specifico contesto terapeutico, ndr), trattandosi di un farmaco antinidatorio e abortivo, incompatibile con una libera distribuzione».

L’interrogazione chiede dunque al ministro Schillaci «se sia a conoscenza» di questi dati, se anche lui, come i due firmatari, «ritenga che la vendita di ellaOne sia incompatibile con l'attuale disciplina nazionale di accesso all'aborto e con la tutela per la salute delle donne» e se, davanti ai fatti documentati, intenda «intraprendere ogni utile iniziativa volta a sospendere la libera distribuzione di tale farmaco» adottando anche «campagne di informazione per far comprendere le reali caratteristiche della pillola ellaOne, che sono abortive e con pesanti effetti collaterali per la salute delle donne». La palla ora passa nel campo del ministro.

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