Il Papa con un piccolo paziente del Bambino Gesù durante l'udienza del centenario - Vatican Media
«Non vogliamo lasciare mai nessuno solo, la porta è sempre aperta». Tiziano Onesti presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma non si stanca di ripeterlo: «Cerchiamo di stare vicini a tutti, da sempre».
Cosa rende originale il Bambino Gesù?
La nostra è una vera comunità che accoglie tutti senza differenza di censo, di sesso, di religione. Noi prestiamo le cure ai massimi livelli a chiunque ne abbia bisogno. Il nostro sistema di vicinanza al bambino e alle famiglie è unico: vogliamo sconfiggere la solitudine di una famiglia che vive il dolore, dando dignità anche nei contesti della malattia. Questo è lo spirito della nostra missione.
Come si è evoluto rispetto al passato?
Le riviste scientifiche più autorevoli classificano l’Ospedale ai massimi livelli nel mondo in termini di ricerca scientifica, che poi diventa traslazionale: i risultati li andiamo infatti ad applicare sui pazienti stessi.
Attenzione dunque ai più piccoli, anche alle vittime delle guerre.
I bambini stanno sperimentando tragedie umane incredibili. Abbiamo accolto bambini ucraini. E ora anche quelli di Gaza: finora sono 9, alcuni sono stati già dimessi, altri hanno patologie più importanti. In ogni caso, si tratta di piccoli pazienti che molto spesso non hanno più le famiglie, sono orfani, senza una casa dove tornare.
Come riuscite ad aiutare anche quelli che vivono in altri continenti?
Abbiamo diverse relazioni internazionali. Siamo presenti in 13 -14 siti nel mondo: dal Giappone alla Cambogia, al sud America, ma anche Siria e Albania. Favoriamo uno scambio di conoscenza, facciamo attività di formazione sul posto, consulti per patologie importanti, ci mettiamo a disposizione di tutti.
Le famiglie che hanno bimbi con malattie rare sperano sempre nelle vostre cure.
La ricerca è fondamentale, puntiamo sulla terapia genica, sulle cosiddette Car-T, abbiamo una officina farmaceutica a San Paolo, certificata dall’Aifa e dedicata alla generazione di prodotti di terapia cellulare e genica, configurabili nell’ambito delle terapie avanzate.
E per i bambini inguaribili?
Il Centro di Cure palliative di Passoscuro è il più grande d’Italia, attualmente con 20 posti letto, ma auspicabilmente saranno 30. Quando c’è stato il caso di Indie Gregory abbiamo dato la nostra disponibilità ad accoglierla. Non avremmo fatto niente di più rispetto agli inglesi sotto il profilo medicale, ma molto di più dal punto di vista dall’accompagnamento.
Quali prospettive per il futuro?
Una nuova sede al Forlanini: è un progetto di medio-lungo periodo, rappresenta cioè un percorso strategico da portare avanti tra 10 anni. E poi, a parte i nuovi macchinari, puntiamo sulle terapie che sperimentiamo, sulle Cart-T e sui nuovi protocolli che si stanno portando avanti grazie all’officina farmaceutica e a tutto il centro di ricerca di San Paolo. Abbiamo investito inoltre su importanti miglioramenti infrastrutturali della sede del Gianicolo, come l’accoglienza del Pronto soccorso. Per noi è fondamentale l’attenzione al capitale umano: vogliamo continuare ad attrarre i migliori talenti, a ogni livello, per far sì che le nostre cure siano le più avanzate possibili.