venerdì 8 giugno 2012
Il 20 giugno la Corte Costituzionale esaminerà un ricorso presentato dal Tribunale di Spoleto. Secondo il giudice la facoltà prevista dalla legge 194 di procedere all'interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni comporta "l'inevitabile risultato della distruzione di quell'embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto".​
COMMENTA E CONDIVIDI
La legge 194 sull'aborto al vaglio della Consulta: il 20 giugno la Corte Costituzionale esaminerà la norma a seguito del ricorso presentato dal Tribunale di Spoleto lo scorso gennaio che ha chiesto l'esame di costituzionalità dopo la richiesta di una minorenne di abortire senza coinvolgere i genitori. In particolare, l'articolo su cui la Consulta è chiamata a pronunciarsi in Camera di Consiglio è il numero 4. Questa parte della norma stabilisce che per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, "la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito" può rivolgersi a un consultorio.Il caso in esame riguarda una ragazza minorenne, ma la norma in esame ha in realtà valore e ricaduta ben più ampia sul diritto della donna di scegliere se portare avanti o meno la gravidanza. E quindi potrebbe avere conseguenze anche sull'intero impianto della legge.Tutto parte da una caso relativo a una ragazza di Spoleto, N.F., che si è rivolta al consultorio e ha manifestato la sua ferma volontà di abortire, senza per altro coinvolgere in questa sua decisione i genitori. Nelle relazioni dei servizi sociali citati negli atti del giudice tutelare dei Tribunale di di Spoleto, la ragazza viene descritta come motivata da "chiarezza e determinazione", convinta di "non essere in grado di crescere un figlio, nè disposta ad accogliere un evento che non solo interferirebbe con i suoi progetti di crescita e di vita, ma rappresenterebbe un profondo  stravolgimento esistenziale".Il contrasto rilevato dal giudice minorile che ha sollevato incidente di costituzionalità, riguarda quanto indicato dalla Corte europea per i diritti dell'uomo sulla tutela assoluta dell'embrione umano. Secondo il giudice la facoltà prevista dall'articolo 4 della legge 194 di procedere volontariamente all'interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento comporta "l'inevitabile risultato della distruzione di quell'embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto".Proprio in conseguenza di questa sentenza l'articolo 4 della legge 194 si porrebbe in contrasto con i principi generali della Costituzione ed in particolare con quelli della tutela dei diritti inviolabili dell'uomo (articolo 2) e del diritto fondamentale alla salute dell'individuo (articolo 32 primo comma della Costituzione). Altre obiezioni sono state formulate dal giudice con riferimento agli articoli 11 (cooperazione internazionale) e 117 (diritto all'assistenza sanitaria e ospedaliera) della Costituzione.Alla luce di queste valutazioni il giudice con la sua ordinanza del 3 gennaio scorso ha chiesto, d'ufficio, lapronuncia della Consulta.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: