Claire e Dean, mamma e papà di Indi - Ansa
Si tengono oggi, venerdì 1° dicembre. i funerali di Indi Gregory, la bambina affetta da una gravissima malattia mitocondriale morta lo scorso 13 novembre dopo la sospensione dei trattamenti vitali disposta dall’Alta Corte di Londra contro il volere della famiglia. La cerimonia si svolge nella cattedrale di Nottingham alle 10.15 (ore 11.15 in Italia), a officiarla il vescovo cattolico Patrick McKinney. È presente una delegazione del governo italiano con la ministra Roccella.
Papa Francesco ha inviato un telegramma di cordoglio, trasmesso dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a mons. Patrick Joseph McKinney, vescovo di Nottingham. Il Papa «è rimasto addolorato nell'apprendere della morte della piccola Indi Gregory - si legge nel testo - e invia le condoglianze e l'assicurazione della sua vicinanza spirituale ai suoi genitori, Dean e Claire, e a tutti coloro che piangono la perdita di questa preziosa figlia di Dio. Affidando Indi nelle mani tenere e amorevoli del nostro Padre celeste», il Pontefice «si unisce a quanti sono riuniti per il suo funerale nel ringraziare Dio Onnipotente per il dono della sua vita troppo breve». Il Papa anche «prega che il Signore Gesù, che dice ai suoi discepoli: 'lasciate che i piccoli vengano a me… perché è ad essi che appartiene il Regno dei Cieli" (mt 19:14), conferisca a tutti voi un conforto, una forza e una pace costanti».
Dean Gregory, padre della piccola, ha commentato alla stampa locale che «il Sistema sanitario nazionale inglese e il tribunale hanno cercato di liberarsi di Indi senza che nessuno se ne accorgesse. Noi faremo in modo che lei sia ricordata per sempre». Interpellato sull’impegno dell’esecutivo italiano, Dean ha aggiunto che la presenza di esponenti del governo che ha concesso la cittadinanza a Indi «è un bel gesto, che solleva una domanda scomoda. Cosa ha fatto per Indi il governo inglese? La risposta è triste: niente».
Indi, 8 mesi, è spirata in un hospice del Derbyshire. Il suo cuore ha smesso di battere due giorni dopo lo spegnimento del ventilatore meccanico che l’aiutava a respirare sin dalla nascita. Era venuta al mondo con una malattia che l’ha costretta a trascorrere tutta la sua breve vita nel reparto di terapia intensiva del Queen’s Medical Center di Nottingham.
La famiglia, residente a Ilkeston, sempre nel Derbyshire, si è sempre opposta alla decisione di sospendere i trattamenti che tenevano in vita la piccola disposta dalla direzione dell’ospedale e avvallata dal tribunale. I giudici britannici, convinti che morire fosse nel “miglior interesse” della bambina, hanno respinto anche l’autorizzazione al suo trasferimento al Bambino Gesù di Roma che si era offerto di prendersene cura. A nulla è valsa la cittadinanza italiana concessa alla piccola dal Consiglio dei ministri di Giorgia Meloni. Né la mossa con cui il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, diventato suo giudice tutelare, ha chiesto il trasferimento di giurisdizione del caso da Londra a Roma.
La storia di Indi ha avuto una vasta eco in Italia ma non nel Regno Unito. Per l’opinione pubblica britannica il caso è stato “solo” l’ultimo di una macabra saga cominciata nel 2017 con Charlie Gard e proseguita negli anni a seguire con Alfie Evans, Archie Battersbee, Isaiah Haastrup e Alta Fixsler. Tutti minori gravemente disabili o ammalati a cui l’Alta Corte, incalzata dalle direzioni sanitarie degli ospedali pubblici, ha deciso di staccare la spina contro la volontà delle famiglie.
«Come Chiesa – spiega una nota della diocesi cattolica di Nottingham – continueremo a discutere questioni sul fine vita come la proporzionalità dei trattamenti rispetto ai possibili benefici, la prosecuzione delle cure di base e i diritti dei genitori».