giovedì 5 novembre 2015
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​Quando diciamo “un film di…” il più delle volte al posto dei puntini mettiamo il nome del regista. Giusto, ma può anche capitare di parlare di un film “della Pixar” o “della Disney”. Succede perché, in effetti, capire di chi sia davvero un film è abbastanza complicato. Fare cinema è un’impresa che richiede la collaborazione di molte persone, che hanno compiti e conoscenze anche molto differenti. Per rendervene conto potete provare a fare la differenza (sì, proprio la sottrazione matematica) fra i cosiddetti “titoli di coda”, che scorrono alla fine del film, e i “titoli di testa”, che trovate all’inizio. Prima che cominci la storia vengono mostrati un po’ di nomi, diciamo qualche decina, e l’ultimo – il più importante, in questo caso – è quello del regista.  Dopo il gran finale, invece, spunta di nuovo il regista, poi gli attori e poi… Non è necessario che contiate, ma sotto agli occhi vi passeranno centiania e centinaia di nomi. Sono tutte le persone che hanno reso possibile la realizzazione di quel film, dai più famosi (per esempio chi ha scritto la storia, cioè lo sceneggiatore, a chi ha composto le musiche: ma questi c’erano già nei titoli di testa, proprio come gli interpreti) ad altri assolutamente sconosciuti: la sarta che ha cucito i costumi, l’attrezzista che ha sistemato le luci eccetera eccetera. Insomma, quando diciamo che un un film è “di” qualcuno, intendendo di solito il regista, diciamo qualcosa che è vero solo a metà. Facciamo l’esempio di un regista davvero bravo, il neozelandese Peter Jackson, che ha diretto le due trilogie tratte dalle opere di J.R.R. Tolkien, e cioè Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Un “suo” film si riconosce di sicuro, per la cura dei dettagli e anche per la capacità di farci sorridere perfino nel mezzo di una battaglia, ma gran parte dell’impegno di Jackson consiste nell’armonizzare il lavoro di chi è coinvolto nel progetto. Non ci sono solo gli esperti degli effetti speciali, ma anche gli artigiani che fabbricano scudi e spade, per esempio, o i truccatori che rendono credibili le orecchie a punta degli elfi. Per dirigere un film non basta sedersi sulla poltroncina e dire “ciak, azione!”, ma occorre mettere insieme i pezzetti di un enorme puzzle. Ci sono registi che lo fanno con un tocco particolarmente personale, come Jackson, e altri che sono bravissimi nell’esaltare le caratteristiche di una determinata casa di produzione (ecco perché di certi film ricordiamo anzitutto che sono “della Pixar”). In un caso e nell’altro, un bravo regista non fa mai tutto da solo.
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