Approfittando della mancanza di molti insegnanti per un treno bloccato dal mal tempo, prima che arrivasse un supplente, stavamo facendo il nostro gioco preferito: la classifica dei professori più antipatici. All'improvviso è entrato un giovane supplente, che ci ha chiesto: «Cosa stavate facendo?». Tutti zitti. Siccome insisteva con la domanda, tre o quattro hanno risposto: «Niente!». «Niente? Bene. Allora facciamo una cosa: la classifica dei ragazzi più antipatici. Prendete foglio e penna. Io dico un tipo di ragazzo, per esempio: prepotente, voi scrivete la parola e date il voto da 0 a 10». Ci siamo guardati, dicendoci con gli occhi: «Questo è furbo! Prima di entrare, ha origliato fuori della porta». Comunque il gioco ci piaceva e abbiamo giocato, dando il voto a superbo, chiacchierone, egoista, manesco, fastidioso. Fatto lo spoglio, il prof ha dichiarato vincitore il ragazzo "sincero", accolto da applausi e grida di vittoria. Invece il prof si è fatto serio: «Così vi piace la sincerità. Strano! Come mai quando vi ho chiesto ciò che stavate facendo, nessuno ha avuto il coraggio di rispondere? Sincerità significa coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni; capacità di riconoscere le proprie qualità e i propri difetti; impegno a dire le cose in faccia e non dietro le spalle; disposizione a vedere il bene che c'è negli altri e non soltanto i difetti; non dare ascolto alle cose riportate». Siamo diventati muti come pesci. Allora il prof: «Vi vedo pensierosi. Fate bene. Pensate a come tutti, anche a noi adulti, desideriamo considerarci sinceri, mentre in realtà raramente ci comportiamo come dice Gesù: "sì quando è sì, no quando è no". Questo perché la sincerità richiede molto coraggio. Quelli che lo tirano fuori Gesù li chiama: "puri di cuore". Soltanto costoro potranno vedere Dio, che è sincerità assoluta e soltanto le persone vere, possono vivere con lui"». Quella di oggi è stata proprio una bella lezione.