martedì 17 novembre 2015
​Non ci sono giustificazioni alla violenza, mai. Tantomeno religiose: sostenerlo è una bestemmia
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​Non ci sono giustificazioni. Di nessun tipo: né umane né tanto meno religiose. Durante l’Angelus di domenica papa Francesco ha condannato con grande forza gli attentati che, nella serata di venerdì 13 novembre, hanno sconvolto Parigi. Già ferita all’inizio dell’anno dalla strage nella redazione del settimanale “Charlie Hebdo”, la capitale francese è stata colpita da una serie di attacchi contro lo stadio, contro bar e ristoranti, contro un teatro, il Bataclan. Le vittime accertate sono 129, tra cui una giovane italiana, Valeria Solesin, e 352 i feriti, molti dei quali in condizioni gravissime. Dopo l’uccisione di sette dei terroristi coinvolti e mentre è ancora in corso la caccia ai complici, la Francia ha deciso di bombardare Raqqa, la città siriana scelta come roccaforte dal cosiddetto Stato islamico (Is), l’organizzazione terroristica che ha rivendicato le terribili uccisioni di Parigi. Ma allora, si potrebbe dire, la religione c’entra: se mentre sparavano gli assassini gridavano Allahu-akbar (“Dio è grande”, in arabo), allora vuol dire che la colpa è dell’islam e che con l’islam non si può convivere. Questo è esattamente quello che i terroristici vogliono farci credere, ma la realtà è molto diversa. Le religioni possono dialogare tra loro e la preghiera è l’unica arma davvero invincibile, perché permette di guardare dentro noi stessi, di conoscere e riconoscere i nostri limiti, di accogliere l’altro nonostante le differenze. Sostenere il contrario, ha ricordato papa Francesco, è una bestemmia contro Dio e contro l’umanità. Certo che quello che sta accadendo fa paura. Ma la paura si deve vincere. Non possiamo permettere che vinca lei.
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