venerdì 16 ottobre 2015
Cerita (storia) e gambar (immagine): due parole che, insieme, diventano “fumetto”.
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​Ogni anno alla Buchmesse c’è un Paese ospite d’onore. Per l’edizione del 2015 (che si chiude domenica) la scelta della Fiera del libro di Francoforte è caduta sull’Indonesia, l’arcipelago di 17mila isole che ha, tra le altre, la caratteristica di essere la più grande nazione musulmana del mondo. Chissà che cosa leggono i ragazzi di laggiù, chissà quali sono i loro libri e i loro fumetti preferiti, vi domanderete. Bene, la sorpresa è questa: in Indonesia sono ancora popolarissimi i racconti tratti dagli antichi poemi indiani, come il Mahabharata e il Ramayana. Racconti di migliaia e migliaia di versi, con battaglie e colpi di scena che a volte per noi occidentali sono davvero difficili da seguire. In origine, questi racconti appartenevano alla tradizione indiana e infatti si ispirano a una visione del mondo molto diversa da quella musulmana. L’islam indonesiano, però, è molto particolare e in qualche modo continua a convivere con credenze e leggende precedenti. Nella versione locale del Mahabharata, per esempio, si trovano personaggi e situazioni che non appartengono all’originale e che provengono invece dal folklore dell’arcipelago. Sono le stesse storie che si ritrovano nei fumetti ispirati a questi poemi, dove gli eroi hanno un po’ l’aspetto dei guerrieri che siamo abituati a vedere nei manga giapponesi. A proposito: in Indonesia i fumetti si chiamano cergam, una parola composta a partire dai termini cerita (storia) e gambar (immagine). Hanno iniziato a circolare negli anni Trenta del secolo scorso, quando ancora le isole erano una colonia olandese e la grafica, almeno in un primo periodo, ricordava molto quella delle tavole europee del periodo. Con il passare del tempo l’influenza dell’Asia si è fatta sempre più forte e oggi l’industria del fumetto di Giacarta è tra le più apprezzate dell’Estremo Oriente.

 
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