giovedì 26 febbraio 2015
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​​Chiese, palazzi, ponti, grattacieli. Siamo abituati a pensare l’architettura, l’arte di costruire, come qualcosa che cresce, che sta tra la terra e il cielo; qualcosa fatta apposta per intercettare il nostro sguardo e stamparsi nella memoria e nella fantasia. Eppure esiste anche l’architettura che scava, che costruisce non aggiungendo pezzo su pezzo ma levando il “superfluo”. È un’architettura nascosta, persino mimetica perché si confonde con il paesaggio, ci sta letteralmente “dentro”. Ma non per questo meno spettacolare. È una tradizione antichissima che risale, se ci pensate bene, all’età della pietra. È la civiltà della grotta: tutt’altro che primitiva, anzi spesso molto raffinata. Basta pensare a Petra, in Medio Oriente, la mitica città del deserto, ricavata dall’antico popolo dei nabatei in una pietra rossa come il fuoco. Maestose facciate di templi sono state scavate nella roccia, mentre grandi portali si aprono sul buio di spazi magici e misteriosi. Pensiamo, ad esempio, alle catacombe: cimiteri che sprofondano per molti piani sottoterra, scavati nel tufo. Non luoghi dove nascondersi dalle persecuzioni – come vuole la tradizione – ma soluzione geniale per ottimizzare il poco terreno disponibile: una sorta di grattacielo al contrario... Al loro interno le catacombe presentano molti tipi di architetture diverse: da tombe ad arco fino a veri e tempietti, tutto strappato alla roccia. Esistono poi città che hanno una doppia versione: come Camerano, nelle Marche, dove sotto le case e le strade in pieno sole si sviluppa un vero e proprio borgo parallelo sotterraneo: sale, corridoi, scale, tunnel, persino chiese. Ma la città sotterranea per eccellenza è Matera. Qui ci sono i celebri Sassi, antichi quartieri in cui le case, le chiese (centocinquanta, molte decorate da affreschi), le cisterne per l’acqua, dei veri prodigi di ingegneria, sono state ricavate nella roccia, sull’orlo di un profondo burrone. È una città unica, bellissima, ma di una bellezza dolorosa. Fino a quarant’anni fa vivere nei Sassi significava grande povertà e condizioni igieniche difficilissime. Ma Matera ha saputo trasformare la difficoltà in risorsa. Ha saputo rinnovarsi senza tradirsi. Ha puntato sul suo fascino e sulla cultura. L’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità, i turisti accorrono sempre più numerosi da tutto il mondo. Oggi Matera, la città nascosta, è giustamente orgogliosa di se stessa.
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