venerdì 28 agosto 2015
​La prima è una bimba di un anno soltanto, il secondo un ragazzo di 16. Entrambi in condizioni molto critiche hanno ricevuto una parte dell'organo e adesso stanno bene
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Una volta tanto non è stato necessario decidere chi salvare e chi – con tutta probabilità – sacrificare. Gli specialisti del dipartimento Chirurgico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, a Roma, hanno evitato la scelta prendendo una decisione non meno difficile: rischiare. Rischiare di salvare entrambi i pazienti in competizione per lo stesso organo, un fegato, trapiantandone in ciascuno soltanto metà. Una situazione difficile ma anche un’opportunità che capita di rado: la divisione di un fegato è una tecnica consolidata in Italia, uno dei Paesi del mondo dove la procedura è stata maggiormente utilizzata.

In genere, l’intervento coinvolge un adulto – a cui viene trapiantata la parte destra del fegato – e un bambino, che riceve la parte sinistra, più piccola. In questo caso, il bambino c’era, una piccolina di un anno soltanto. L’altro trapiantato, adulto lo sarà tra un po’, visto che ha appena sedici anni, e proprio grazie alla perizia delle équipe chirurgiche dell’ospedale della Santa Sede, che gli hanno offerto una prospettiva di vita e di guarigione.

La destinazione degli organi da trapiantare segue un algoritmo nazionale e la priorità va sempre al paziente più ammalato. In questo caso, sia la bimba sia il ragazzo erano in condizioni molto simili, ugualmente gravi, e la decisione di trapiantare uno lasciando aspettare l’altro è di quelle che non si vorrebbe dover prendere. Fortunatamente, la loro differenza di peso e grandezza ha permesso la divisione del fegato. Raddoppiando il futuro, ora, possibile.

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