lunedì 12 ottobre 2015
Nel mondo, sono 19 milioni gli sfollati per eventi catastrofici, dalla siccità alle alluvioni.
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​Non ci sono solo la guerra, l'ingiustizia e la povertà a spingere le persone a lasciare il proprio Paese in cerca di una vita migliore: anche la natura molto spesso è responsabile di grandi migrazioni. Le tempeste e le alluvioni che spazzano via interi insediamenti costieri, ma anche la siccità che devasta i raccolti o il cambiamento climatico minacciano l'uomo a tutte le latitudini. Quando il nemico è la natura, a pagare il prezzo più alto sono soprattutto le comunità rurali dei Paesi più poveri: nel corso del 2014, nel mondo gli sfollati sono stati 19 milioni. Gran parte di loro apparteneva a comunità indigene - cioè da sempre sul territorio che sono stati costretti ad abbandonare - e proprio per questo custodi di usi e tradizioni tramandati di generazione in generazione. Di segreti per far fronte alle catastrofi: a queste tradizioni è dedicata la Giornata quest'anno la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali, il 13 ottobre. Come i ripari anticiclone costruiti dagli abitanti delle isole di Vanuatu, nel Pacifico meridionale, o i rimedi anti siccità usati dagli agricoltori del Camerun che immergono nell'acqua il mais e i fagioli prima della semina.

Nel mondo sono 370 milioni in 90 Paesi le persone che a buon diritto vengono definite indigene e le cui conoscenze sono indispensabili per molte società che cercano di vivere in armonia con la natura, adattandosi agli eventi distruttivi senza farsi distruggere da essi.

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