lunedì 5 ottobre 2015
​Nel 1986 un incidente nucleare saturò l'ambiente di radiazioni pericolose
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A quasi 30 anni dalla grave incidente nucleare della centrale di Cernobyl, in Ucraina, alci, caprioli, cervi rossi, cinghiali e lupi sono tornati a popolare la zona, che ora sembra quasi una riserva naturale. È descritta sulla rivista Current Biology, frutto di una ricerca dell'università di Portsmouth. «È molto probabile che gli animali selvatici a Chernobyl siano molti di più di quelli presenti prima dell'incidente - precisa Jim Smith, coordinatore dello studio - anche se ciò non significa che le radiazioni siano una cosa buona per la fauna selvatica». I primi studi sui 4.200 chilometri quadrati dalla zona interessata dal disastro del 26 aprile 1986 avevano mostrato gravi effetti dalle radiazioni e un'importante calo della fauna selvatica. I nuovi dati, basati su un censimento di lungo periodo e rilevazioni aeree, dimostrano che le popolazioni di mammiferi sono tornate.La relativa abbondanza di alci, caprioli, cervi rossi e cinghiali nella zona è ora simile a quella riscontrata nelle quattro riserve naturali non contaminate della regione. Il numero di lupi che vive dentro e vicino il sito di Chernobyl è sette volte maggiore di quello presente nelle altre riserve. «Questi risultati - concludono i ricercatori - dimostrano per la prima volta che, indipendentemente dai potenziali effetti delle radiazioni sui singoli animali, la zona di Chernobyl ospita un'abbondante comunità di mammiferi dopo quasi 30 anni di esposizione cronica alle radiazioni». Resta però da capire quali sono, appunto, gli effetti di quelle esposizioni sui singoli animali: che siano tanti, non significa anche che siano sani.
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