«Cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza». Lo ha ribadito papa Francesco nell'udienza generale in aula Paolo VI. Il Papa ha concluso il ciclo di catechesi sui Dieci Comandamenti, incentrando la sua meditazione sul tema: «La legge nuova in Cristo e i desideri secondo lo Spirito».
«Dio - ha detto il Papa - non chiede niente prima di aver dato molto di più. Egli ci invita all'obbedienza per riscattarci dall'inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi. Infatti, cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che ci dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla sua paternità».
Il Papa ha indicato la strada per dare il giusto peso a cose e persone: «Per questa strada entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall'amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità. Ma per vivere così abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo. Mi domando: come avviene questo "trapianto" di cuore? Attraverso il dono di desideri nuovi che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel Discorso della Montagna. Il Decalogo è la sua "radiografia", lo descrive come un negativo fotografico che lascia apparire il suo volto, come nella sacra Sindone. E così lo Spirito Santo feconda il nostro cuore mettendo in esso i desideri che sono un dono suo, i desideri dello Spirito».
A conclusione dell'udienza, nei saluti in italiano Francesco ha ricordato: «Domenica prossima inizieremo il tempo liturgico dell'Avvento. Prepariamo i nostri cuori ad accogliere Gesù Salvatore; riconosciamo nel Natale l'incontro del Cristo con l'umanità, soprattutto quella che ancora oggi vive ai margini della società, nel bisogno, nella sofferenza e nelle tante guerre».
Tra i fedeli erano presenti anche 96 Missionari Claretiani, la Congregazione religiosa che nei giorni scorsi ha visto tre confratelli, più un loro autista, rapiti in Camerun.
Bimbo sale sul palco, il Papa lo fa restare
Durante i saluti nelle varie lingue, dalla sala un bambino è salito sul palco per avvicinarsi al Papa. «Dammi un bacetto», gli ha detto il Papa, abbracciandolo. Poi la mamma è salita per cercare di riprendere il piccolo, e ha parlato brevemente al Papa. Francesco le ha detto di lasciarlo stare, tanto che il bimbo ha continuato a circolare liberamente sul palco dell'Aula Paolo VI. «È argentino, è indisciplinato», ha detto sorridendo il Pontefice all'arcivescovo Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia, che gli siede accanto.
La scena ha suscitato ilarità nei presenti, anche dopo l'ingresso "sulla scena" di una bimba (più piccola) che si è messa a giocare con il bambino.
Poi, al momento della sintesi della catechesi per i fedeli di lingua spagnola, il Papa ha detto "a braccio" nella sua lingua natale: «Questo bambino non può parlare, è muto - ha spiegato -, ma sa comunicare, sa esprimersi. E c'è una cosa di più: è libero; indisciplinatamente libero, però è libero. Tutti possiamo chiederci: sono altrettanto libero davanti a Dio? Davanti a Dio, tutti dovremmo avere la libertà di un bambino davanti a suo padre». «E chiediamo la grazia che questo bambino possa parlare», ha aggiunto Francesco tra gli applausi dei settemila fedeli presenti.