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“Il messaggio dei Vangeli è chiaro: la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi al Natale ormai imminente, rievocando in Aula Paolo VI “l’evento da cui non può prescindere la storia: la nascita di Gesù”. E ha ricordato che i primi a incontrare il Bambinello sono stati i pastori, ossia gli umili, e i Magi, ovvero i grandi e ricchi che si sono fatti umili. All'udienza era presente un gruppo di migranti che il Papa ha portato in Italia al ritorno dal viaggio apostolico a Cipro e in Grecia: «Serve solo aprire una porta - ha detto -: la porta del cuore». IL TESTO INTEGRALE
Pastori e Magi, gli umili che incontrano Gesù
“Al Creatore dell’universo non fu concesso un posto per nascere!”, ha esclamato Francesco. “I pastori personificano i poveri d’Israele, persone umili che interiormente vivono con la consapevolezza della propria mancanza, e proprio per questo confidano più degli altri in Dio”, ha commentato il Papa: “Sono loro a vedere per primi il Figlio di Dio fattosi uomo, e questo incontro li cambia profondamente”. Intorno a Gesù bambino ci sono anche i Magi: “I Vangeli non ci dicono che fossero dei re, né il numero, né i loro nomi. Con certezza si sa solo che da un paese lontano dell’Oriente – si può pensare alla Persia, a Babilonia o all’Arabia del sud – si sono messi in viaggio alla ricerca del Re dei Giudei, che nel loro cuore identificano con Dio, perché dicono di volerlo adorare. I Magi rappresentano i popoli pagani, in particolare tutti coloro che lungo i secoli cercano Dio e si mettono in cammino per trovarlo. Rappresentano anche i ricchi e i potenti, ma solo quelli che non sono schiavi del possesso, che non sono posseduti dalle cose che credono di possedere”.
“Solo l’umiltà è la via che ci conduce a Dio e, allo stesso tempo, proprio perché ci conduce a lui, ci porta anche all’essenziale della vita” ha spiegato il Papa. “Solo l’umiltà ci spalanca all’esperienza della verità, della gioia autentica, della conoscenza che conta”, ha assicurato Francesco: “Senza umiltà siamo tagliati fuori dalla comprensione di Dio, dalla comprensione di noi stessi”. Di qui l’invito, a braccio, ad essere “umili, per capirci anche noi, tanto più per capire Dio”. “I Magi potevano anche essere dei grandi secondo la logica del mondo, ma si fanno piccoli, umili, e proprio per questo riescono a trovare Gesù e a riconoscerlo”, l’esempio citato dal Papa: “Essi accettano l’umiltà di cercare, di mettersi in viaggio, di chiedere, di rischiare, di sbagliare… Ogni uomo, nel profondo del suo cuore, è chiamato a cercare Dio e, con la sua stessa grazia, può trovarlo”. Poi l’invito a fare nostra la preghiera di sant’Anselmo: “Signore, insegnami a cercarti. Mostrati, quando ti cerco. Non posso cercarti, se tu non mi insegni; né trovarti, se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti! Che io ti trovi cercandoti e ti ami trovandoti!”.
“Ognuno di noi si avvicini al presepe - ha esortato Francesco - e cerchi di fare un atto di adorazione dentro: ‘Io credo che tu sei Dio, che questo bambino è Dio. Per favore, dammi la grazia dell’umiltà per poterlo capire’”. “In prima fila – ha detto – desidero mettere i poveri, che, come esortava san Paolo VI, ‘dobbiamo amare, perché in certo modo sono sacramento di Cristo; in essi, negli affamati, negli assetati, negli esuli, negli ignudi, negli ammalati, nei prigionieri, egli ha voluto misticamente identificarsi. Dobbiamo aiutarli, soffrire con loro, e anche seguirli, perché la povertà è la strada più sicura per il pieno possesso del Regno di Dio’”.
«Chiediamo la grazia dell'umiltà, di rompere lo specchio»
“Per questo dobbiamo chiedere la grazia dell’umiltà”, ha proseguito a braccio: “Signore, che non sia superbo, che non sia autosufficiente, che non creda che io sia al centro dell’universo. Fammi umile, dammi la grazia dell’umiltà: è l’unica strada, perché senza umiltà non troveremo mai Dio, troveremo noi stessi”. “Chi non segue la strada dell’umiltà guarda soltanto uno specchio, guarda se stesso”, il monito del Papa ancora fuori testo: “Chiediamo la grazia di rompere lo specchio”.
“Vorrei accompagnare a Betlemme - ha detto il Papa -, come fece la stella con i Magi, tutti coloro che non hanno un’inquietudine religiosa, che non si pongono il problema di Dio, o addirittura combattono la religione, tutti quelli che impropriamente sono denominati atei”.
Il Papa ha concluso la catechesi con il messaggio del Concilio Vaticano II: “La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano”.
Gli auguri di Natale del Papa
L’augurio di Francesco: “Ricordiamo sempre: ‘Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Ci ha amati per primo’, ci ha cercati. Non dimentichiamo questo”. “È questo il motivo della nostra gioia”, ha proseguito il Papa a braccio: “sapere che siamo stati amati, siamo stati cercati. Il Signore ci cerca per amarci, senza nessun merito: siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. È quel bambino che vediamo nel presepe. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia”.
“Vi auguro un Buon Natale, un buono e santo Natale. Gli auguri, le riunioni di famiglia…. è bellissimo, sempre, ma vorrei anche la consapevolezza che Dio viene per me”. “Ognuno dica questo”, l’invito a braccio: “Dio viene per me. Per cercare Dio, per trovare Dio, per accettare Dio ci vuole umiltà. Guardare con umiltà. La grazia di rompere lo specchio, della vanità, superbia, del guardare noi stessi: guardare Dio, guardare Gesù, con quell’inquietudine che ci porta alla speranza. Buon Santo Natale!”.
Il saluto ai pescatori che erano stati sequestrati
Al termine dell'udienza Francesco ha salutato i pescatori che erano stati sequestrati in Libia: "Saluto con affetto i pescatori di Mazara del Vallo, accompagnati dal Vescovo e dalle Autorità civili. A distanza di un anno dalla drammatica esperienza del sequestro e della prigionia, desidero rinnovare a voi e alle vostre famiglie la mia solidarietà, il mio incoraggiamento e la mia preghiera".
Il saluto ai migranti presenti. «Serve solo aprire la porta del cuore»
Nel viaggio a Cipro e in Grecia, ha ricordato Francesco al termine dell'udienza, "ho potuto toccare con mano ancora una volta l'umanità ferita dei profughi e dei migranti". "Ho anche constatato come solo alcuni Paesi europei stiano sopportando la maggior parte delle conseguenze del fenomeno migratorio nell'area mediterranea, mentre in realtà esso richiede una responsabilità condivisa di tutti, dalla quale nessun Paese può esimersi, perché è un problema di umanità". "Grazie alla generosa apertura delle autorità italiane, ho potuto portare a Roma un gruppo di persone - ha aggiunto -. È un piccolo segno che spero serva da stimolo per gli altri Paesi europei".
"Oggi sono qui in mezzo a noi alcuni di loro. Benvenuti", ha detto il Pontefice a proposito del gruppo di persone "che ho conosciuto durante il mio viaggio" e che ha fatto venire in Italia. "Ce ne faremo carico come Chiesa nei prossimi mesi - ha proseguito -. È un piccolo segno che spero serva da stimolo per gli altri Paesi europei, affinché permettano alle realtà ecclesiali locali di farsi carico di altri fratelli e sorelle che vanno urgentemente ricollocati, accompagnati, promossi e integrati". "Sono tante infatti le Chiese locali, le congregazioni religiose, le organizzazioni cattoliche - ha sottolineato Francesco - che sono pronte ad accoglierli e accompagnarli verso una feconda integrazione". "Serve solo aprire una porta: la porta del cuore - ha concluso il Papa -. E non manchiamo in questo Natale".