lunedì 22 luglio 2024
All'Angelus l'appello perché in occasione degli imminenti Giochi di Parigi le armi si fermino: la guerra è una sconfitta. L'invito a non cedere alla «dittatura del fare»
Papa Francesco durante la recita dell'Angelus

Papa Francesco durante la recita dell'Angelus - Ansa

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Papa Francesco ha rinnovato l’appello per una tregua olimpica in occasione dei Giochi di Parigi, perché «la guerra è una sconfitta», e ha invitato la società, ma anche compagine ecclesiale, a non cadere nella «dittatura del fare».
Lo ha fatto ieri parlando in occasione del tradizionale Angelus domenicale guidato in piazza San Pietro.
«Questa settimana inizieranno i Giochi Olimpici di Parigi, che saranno seguiti dai Giochi Paralimpici», ha ricordato il Pontefice nei saluti successivi alla recita della preghiera mariana. «Lo sport - ha proseguito - ha anche una grande forza sociale, capace di unire pacificamente persone di culture diverse». «Auspico - ha soggiunto - che questo evento possa essere segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani». «In particolare – ecco il rinnovato appello di ha aggiunto Francesco -, secondo l'antica tradizione le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace».
«Preghiamo per la pace. – ha insistito il Successore di Pietro - Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, e tanti altri Paesi che sono in guerra. Non dimentichiamo: la guerra è una sconfitta».
Commentando prima della recita dell'Angelus il Vangelo del giorno, papa Francesco ha messo in guardia da «un pericolo che può riguardare anche la nostra vita e il nostro apostolato, quando ad esempio l'entusiasmo nel portare avanti la missione o il lavoro, così come il ruolo e i compiti che ci sono affidati ci rendono vittime dell'attivismo, e questa è una cosa brutta, troppo preoccupati delle cose da fare e troppo preoccupati dei risultati». Così «succede che ci agitiamo e perdiamo di vista l'essenziale, rischiando di esaurire le nostre energie e di cadere nella stanchezza del corpo e dello spirito». E questo «è un monito importante per la nostra vita, per la nostra società spesso prigioniera della fretta, ma anche per la Chiesa e per il servizio pastorale: stiamo attenti alla dittatura del fare!».
Anche nelle famiglie, «il papà e la mamma dovrebbero avere il tempo per stare con i figli e non cadere nella dittatura del fare». Infatti «non avere tempo da passare con i figli è un'ingiustizia sociale».
«Il riposo proposto da Gesù – ha spiegato Francesco partendo sempre dal Vangelo del giorno - non è una fuga dal mondo, un ritirarsi nel benessere personale; al contrario, di fronte alla gente smarrita Egli prova compassione». «E allora – ha proseguito -dal Vangelo impariamo che queste due realtà - riposo e compassione - sono legate». Così «solo se impariamo a riposare possiamo avere compassione». Infatti, «è possibile avere uno sguardo compassionevole, che sa cogliere i bisogni dell'altro, soltanto se il nostro cuore non è consumato dall'ansia del fare, se sappiamo fermarci e, nel silenzio dell'adorazione, ricevere la Grazia di Dio».
Il Papa ha quindi invitato i fedeli a chiedersi: «io mi so fermare durante le mie giornate? So prendermi un momento per stare con me stesso e con il Signore, oppure sono sempre preso dalla fretta per le cose da fare? Sappiamo trovare un po' di “deserto” interiore in mezzo ai rumori e alle attività di ogni giorno?».

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