«L’episcopato venezuelano mantiene un collegamento diretto da Caracas con il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, e monsignor Edgar Peña, Sostituto della segreteria di Stato» ha tenuto a sottolineare dall’incontro mondiale con i giovani nell’istmo panamense il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo di Merida e amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Caracas, in merito alla crisi del Venezuela precipitata proprio nel mentre della visita del Papa a Panama.
Una crisi istituzionale e socio-politica ai massimi livelli determinata da pressioni internazionali, dal crollo economico e dal ruolo dei militari. Crisi nella quale il governo di Nicholas Maduro – che dal 2015 ad oggi ha costretto all’espatrio per fame tre milioni di venezuelani – mai prima d’ora si era trovato tanto spinto sull’orlo del precipizio dopo che il 23 gennaio scorso il giovane leader dell’opposizione, Juan Guaidó, alla conclusione di una sanguinosa marcia di protesta per le strade di Caracas, si è autoproclamato presidente protempore del Paese. E se gli Stati Uniti, il Canada e i principali paesi latinoamericani a eccezione del Messico hanno subito riconosciuto Guaidò, a Maduro, quasi totalmente isolato in America, restano alleati Russia, Cina e Iran, mentre anche l’Unione europea sembra ora in procinto di preparare una dichiarazione comune con la richiesta di convocare rapidamente nuove elezioni in Venezuela, secondo quanto rendono noto fonti diplomatiche dell’Unione.
Da parte dell’episcopato venezuelano il cardinale venezuelano Baltazar Porras è invece chiaro davanti ad uno «scenario» che ritiene complesso e «confuso», che mette davanti «il potere e gli interessi di parte ma non il bene del popolo»: «Non spetta a noi come Chiesa dire se siamo con l’uno o l’altro – ha dichiarato – ma stiamo con le persone, che vogliono un cambiamento». Ed è sul filo di queste dichiarazioni che si legge il pensiero e la preoccupazione della Chiesa e della stessa Santa Sede.
Nel corso delle recenti manifestazioni popolari, la Conferenza episcopale venezuelana ha fatto notare che «sacerdoti e vescovi sono stati accanto alla gente affinché non si sentisse abbandonata» e ha esortato polizia e militari a non reprimere con la violenza le manifestazioni pacifiche «in quanto unica via che ha la gente per esprimere il proprio disagio ed essere ascoltata per uscire, attraverso un’intesa, dalla grave crisi». «Quello che il popolo sta dicendo è che è stanco di vivere una situazione così critica come quella che stiamo vivendo. Un Paese così ricco che sta vivendo una povertà estrema. Chiediamo, allora, a tutti gli attori politici di pensare al popolo e che trovino le soluzioni perché il popolo non soffri più quello che sta soffrendo» ha detto da parte sua Mariano Parra, arcivescovo di Coro.
Un appello addolorato prendendo a prestito le parole di San Oscar Arnulfo Romero è stato inoltre lanciato questo venerdì dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale venezuelana in merito alle proteste represse con la forza dalle forze armate del governo.
«Il Santo Padre segue da vicino l’evolversi della situazione e prega per le vittime e per tutti i venezuelani – si è letto nella nota limata dalla Segreteria di Stato e trasmessa dalla Sala stampa vaticana giovedì scorso – La Santa Sede appoggia tutti gli sforzi che permettano di risparmiare ulteriore sofferenza alla popolazione». Poche parole che dicono il centro della situazione espressa dai vescovi e la costante preoccupazione del Papa e della Santa Sede che in questi anni hanno parlato con tutti, offrendo la propria mediazione.
«Nell’ultima visita “ad limina” dei vescovi venezuelani a Roma lo scorso settembre, il Papa ha insistito che era con noi su quanto stavamo facendo» ha ribadito il cardinale Porras. Le vicende del Venezuela sono state del resto costantemente monitorate dalla Santa Sede. Il Segretario di Stato Pietro Parolin è stato per quattro anni nunzio a Caracas. Lo ha sempre ripetuto: «La soluzione è ridare la sovranità al popolo». «Spero che la comunità internazionale possa continuare a seguire la situazione del Venezuela e contribuire a favore della giustizia nei confronti della popolazione» aveva auspicato il 14 giugno scorso.
Nell’agosto del 2017 dopo l’ennesimo tentativo di mediazione aveva dichiarato ad Avvenire: «La diplomazia della Santa Sede è una diplomazia di pace. Non ha interessi di potere né politico, né economico, né ideologico. Il Papa ha ricordato che quando ci troviamo di fronte a una situazione di crisi bisogna sempre considerare come opera la Santa Sede: è per una diplomazia pro attiva e non soltanto reattiva, quindi noi cerchiamo di portare sempre il nostro contributo. Nel caso del Venezuela ci possono essere opinioni diverse ma l’importante è tentare di dare risposte attuabili in base alla situazione, soprattutto nel tenere in conto le condizioni reali della popolazione e del bene comune che deve venire prima di tutto». Sono puntualizzazioni che anche allo stato attuale restano valide.