Non sono un pessimista, né tanto meno un disfattista, ma la sconfitta della Juventus in Champions mi ha fatto sorgere cattivi pensieri, a tutto campo. Nell’Italia dei campanili e del rancoroso laicato pallonaro devo subito premettere: non sono di fede juventina. Perciò, ho assistito alla sconfitta della squadra di Max Allegri da semplice cittadino italiano, ancora perdutamente innamorato del calcio e quindi rattristato dal successo, pur giusto e ineccepibile, dell’Ajax.
Quindi con un pizzico di rammarico patriottico, misto a sincera ammirazione per lo “straniero” che è passato, ho vissuto l’ennesima debacle sportiva nazionale con un senso di fastidiosa impotenza. In più, l’amara consapevolezza: non basta un “marziano” come Cristiano Ronaldo che, tra investimenti e ricavi vale quanto il Pil dell’Uganda, per fermare la meglio gioventù olandese. L’Ajax ha stravinto facendo leva su quello che è il postulato massimo del calcio: il gioco di squadra.
La Juve ha perso principalmente perché ha puntato tutto sull’individuo Cristiano, e tutto il resto è stato noia. Ma le 34 primavere del portoghese e i conseguenti acciacchi dell’età, non si possono sempre mascherare esibendo i pettorali e il bulbo appena mesciato. Nello sport, come nella vita, il dato anagrafico non lo si può dribblare come un avversario o un birillo. La velocità, l’altruismo, la generosità e la spensieratezza dei vent’anni alla fine hanno travolto la Vecchia Signora. Che tale è apparsa, una nonna che per 180 minuti è stata costretta a inseguire col fiato grosso quei nipoti imprendibili e troppo vivaci dell’Ajax.
Ha vinto il gioco veloce e organizzato, contro il non-gioco che punta ancora sul blasone che è sinonimo di stagionatura eccessiva. L’uomo del gol-vittoria dei Lancieri di Amsterdam, Matthijs De Ligt, ha 19 anni ed è già il capitano dell’Ajax oltre che perno della nazionale olandese. Specchio della loro società. Mentre da noi a quarant’anni con una laurea in tasca si fa ancora fatica a trovare il lavoro per cui si è studiato, in Olanda a venti si è già al comando di un’azienda o come De Ligt con la fascia al braccio a guidare uomini dieci anni più grandi, come Blind (difensore 29enne).
Il “calcio totale”, che dai tempi dell’Ajax di Cruijff è sinonimo di libertà, è tornato al potere. Nell’attesa che il modello Atalanta (l’Ajax all’italiana) venga presto esportato anche nelle nostre aree metropolitane, aspettiamo fiduciosi, assieme al ct Roberto Mancini, un nuovo tempo delle mele e della fantasia. E quanto a fantasia, noi italiani da sempre siamo maestri, ma serve una buona guida che ci metta bene in campo, che ci dia forza e fiducia nei nostri mezzi, per tornare finalmente ad esser vincenti su un campo di calcio, e non solo.