IL CANTO DEL SUDARIO Ecco che se ne viene un bel soldato ma co’ na stilo in mano che viene a fare ecco che se ne viene un bel soldato ecco che viene a dì che era spirato 'Donna pe’ pietà mpresteme ’n panno pe’ asciuttacce questo bianco fijo' Col panno che gli diede la donzella venne la faccia sua pulita e bella col panno che je diede la bambina venne la faccia sua come cerina 'Donna pe’ pietà mpresteme ’n panno pe’ asciuttacce questo bianco fijo' Ecco che se ne vanno a seppellillo con grazia e ’na gran devozione ecco che se ne vanno a seppellillo e a lu sepulcro santo sta il Signore.'Donna pe’ pietà mpresteme ’n panno pe’ asciuttacce questo bianco fijo' Questo canto di passione umbro, tratto dalle raccolte di Oreste Grifoni, pubblicate a Foligno nel 1911 e riedito da Pier Paolo Pasolini nel suo Canzoniere italiano (1955) è ispirato probabilmente al passo evangelico di Matteo che narra di quando Giuseppe di Arimatea, presentandosi a Pilato, chiede la consegna del corpo di Gesù. Dopo aver avuto il permesso da Pilato, Giuseppe prende il corpo, lo avvolge in un bianco lenzuolo e lo depone in un sepolcro nuovo fatto scavare nella roccia (Mt. 27, 58-60). Come molti di questi canti tradizionali, anche in questo caso l’impianto drammaturgico è costruito attraverso un dialogo tra vari personaggi. I protagonisti di questo canto umbro sono il soldato che conferma l’avvenuta morte di Cristo, una donna che ha in mano il sudario e Giuseppe che a lei si rivolge più volte per avere il lenzuolo (il 'panno') necessario per coprire il corpo del Cristo morto. Colpisce di questo antico documento l’essenzialità del racconto affidato a personaggi semplici che invece impongono all’ascoltatore un’attenzione verso interpretazioni più ampie e complesse. Esemplificativo è la rappresentazione di Giuseppe: nonostante sia il personaggio più importante nei dialoghi come del racconto egli non viene nominato nella narrazione. Il fulcro del canto non è incentrato sul desiderio di compassione di Giuseppe da Arimatea ma sul panno, il simbolico sudario, più volte richiesto con insistenza alla donna, perché dovrà accogliere la faccia 'pulita e bella' del Cristo morto. Questo piccolo e originale gioiello di pietà popolare da alcuni anni è entrato nel repertorio di canti sacri popolari di Raffaello Simeoni, uno degli interpreti italiani più valenti nell’ambito della musica popolare italiana. E con questo brano si chiude il nostro ciclo di racconti sui Canti di Passione, un genere musicale dalle origini antiche capace ancora oggi di raccontare in maniera semplice ma commovente fatti salienti della narrazione evangelica. Sono canti e narrazioni che vengono ancora interpretati con grande partecipazione ed intensità evocativa da un grande numero di esecutori. Sono preghiere cantate che fanno di questo tipo di repertorio un genere musicale assai originale che sta vivendo in questi ultimi anni momenti di rinnovata e diffusa riscoperta soprattutto da parte delle nuove generazioni.
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