La tecnologia civile trasformata in arma di guerra. E nessuno è più al sicuro
mercoledì 18 settembre 2024

In un episodio del 2012 della serie tv Homeland, il vicepresidente americano William Walden viene assassinato da un terrorista che prende il controllo del pacemaker connesso a Internet dello statista e ne accelera il battito cardiaco fino a provocargli un infarto. Sembrava fantascienza distopica. Ma gli esperti di sicurezza informatica avvertivano già allora che tali dispositivi erano vulnerabili alle intrusioni da remoto da parte di hacker. Già nel 2007 - riferì la rivista Science - il cardiologo del vero vicepresidente Dick Cheney aveva disabilitato la funzionalità wireless del suo pacemaker proprio a causa di quel rischio.

La sequenza di Homeland era impressionante, e si trattava di pura finzione. Martedì e ieri, in Libano e Siria, una scena altrettanto terribile si è ripetuta migliaia di volte in simultanea, uccidendo, mutilando o, soprattutto, accecando i possessori di cercapersone e walkie-talkie sabotati. E all’origine c’è sempre la manipolazione malevola di strumenti tecnologici. I pagers e le radio portatili non sono certo l’ultima frontiera delle telecomunicazioni. Anzi, sono stati scelti da Hezbollah per sfuggire alle intercettazioni, molto più facili con i cellulari recenti, e per consentire migliori connessioni anche in aree non coperte dalle reti telefoniche. Ancora non vi è certezza sulla tecnica utilizzata. Si ipotizza un’intrusione nella catena della fornitura da parte del Mossad. Hezbollah è sotto embargo internazionale e deve acquistare forniture con complicate triangolazioni.

Secondo una ricostruzione di al-Jazeera, la partita di cercapersone e radio giunta 5 mesi fa a Beirut sarebbe rimasta ferma in un porto per tre mesi. Il produttore per ora rimane ignoto, dopo le smentite dell’ungherese Bac, indicata dal licenziante di Taiwan Gold Apollo. Agenti e tecnici israeliani sarebbero riusciti a inserire da 1 a 3 grammi del potente esplosivo Petn in ciascun dispositivo, insieme a palline di metallo per rendere più letale la deflagrazione. Un lavoro gigantesco che comunque resta l’ipotesi più plausibile rispetto a un hackeraggio classico del dispositivo al fine di fare surriscaldare la batteria fino a provocare una fiammata, dinamica diversa da ciò che si vede in molti video.

Sono numerosi gli incidenti recentemente causati da hacker che riescono ad accedere ai prodotti mentre sono ancora in fase di sviluppo. Tuttavia, queste violazioni riguardano di solito il software, molto più rare quelle concernenti l’hardware, poiché richiedono il possesso fisico del dispositivo. Il duro colpo ai quadri e alla logistica di Hezbollah poteva essere l’avvio di un massiccio attacco militare, facilitato dal caos e dalla messa fuori gioco di migliaia di miliziani. Qualche segnale di una possibile scoperta dell’operazione potrebbe avere convinto i vertici politici e militari a fare brillare i cercapersone prima del previsto, per non perdere l’opportunità di usare l’arma impropria preparata con grande dispendio di energie.

Un analista ha scritto sulla piattaforma X che, in ogni caso, Israele mapperà feriti, ricoveri ospedalieri, post sui social media, comunicazioni elettroniche, riprese giornalistiche e cartelle cliniche, collegando tutto ciò alle persone che usavano i pagers. I servizi segreti di Tel Aviv otterranno così una miniera di informazioni su militanti di Hezbollah, sia conosciuti sia sconosciuti, oltre ai loro sostenitori, partner, amici, familiari, colleghi, luoghi di lavoro, veicoli e abitazioni. E qui si possono introdurre alcune considerazioni etiche.

L'azione ha utilizzato strumenti di comunicazione a scopo letale, trasformando un prodotto di uso quotidiano in un'arma. Ciò solleva interrogativi sulla fiducia che si può avere nei mezzi tecnologici e sulla loro potenziale militarizzazione, erodendo il confine tra strumenti neutri e strumenti di offesa e creando il timore che non vi siano più spazi di sicurezza personale, in aperta violazione delle norme vigenti. Inoltre, in questa modalità di guerra ibrida sono in gioco la proporzionalità del danno provocato (l’entità dell’assalto supera i danni evitati alla propria parte?) e la distinzione fondamentale tra combattenti e civili (si parla di bambini rimasti uccisi dalle esplosioni). Di certo, l’“operazione cercapersone” segna un salto di qualità e apre scenari preoccupanti che rimarranno all’attenzione per molto tempo.

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