Caro direttore, come mamma di uno dei nati nel 2019, vi ringrazio per l’attenzione ai temi della natalità e della condizione delle mamme lavoratrici. Sono trevigiana e vorrei condividere la mia esperienza tra luci e ombre in rapporto al sostegno che lo Stato ci offre. Dopo aver sfruttato i congedi di maternità ordinario e facoltativo, avrei dovuto rientrare al lavoro a luglio, avvalendomi dei servizi per la prima infanzia (nido parrocchiale) per la cura di mio figlio. Tuttavia, a causa della situazione sanitaria, non vengono accettati nuovi iscritti, poiché i genitori non sono ammessi nelle strutture scolastiche – presenza necessaria per svolgere il periodo di inserimento dei piccoli. Permane l’incertezza per settembre: la maggioranza delle attività produttive e ricreative è attiva, ma mio figlio sembra non avere ancora la possibilità di frequentare il nido. I quattro nonni sono giovani e ancora lavorano. Mi chiedo se e come potrò rientrare al lavoro. Desidero riportare anche un’esperienza positiva. In questi mesi ho vissuto la dura prova della depressione post-partum. Sin dal primo mese di vita di mio figlio, ho avuto accesso settimanale alla psicoterapia attraverso il consultorio familiare in forma del tutto gratuita. Questo si è rivelato un sostegno fondamentale per la mia salute e per la crescita della nostra famiglia; nel nostro caso ancor più di un supporto economico. Colgo l’occasione per ringraziare i cittadini contribuenti che indirettamente rendono possibile questo servizio. Chiedo gentilmente, in caso di pubblicazione, di non firmare per esteso la mia lettera.
Lettera firmata
Sono contento, gentile signora, di pubblicare questa sua lettera e di aderire alla richiesta di tenere riservata la sua identità per ben comprensibili motivi (di salute). Innanzitutto, dunque, auguri. Auguri doppi, anzi tripli: per il suo pieno ristabilimento e per il suo bambino, e insieme per superare con gioia le difficoltà che la nostra organizzazione sociale ancora crea a una giovane famiglia e ai figli che riesce (o vorrebbe riuscire) a mettere al mondo. Le sono grato anch’io, mi creda, per l’efficacia con cui da madre e da lavoratrice descrive luci e ombre nell’erogazione dei servizi alle persone e alle famiglie da parte del nostro sistema di Welfare. Un promemoria importante per tutti, ma specialmente per i nostri governanti e legislatori oltre che per gli amministratori locali. Un promemoria particolarmente utile all’indomani del voto pressoché unanime con il quale, dopo tanti anni e mentre si assommano gli allarmi sullo sboom demografico e sulla crisi dell’istituto familiare, la Camera dei deputati ha varato in prima lettura l’«assegno unico e universale » uno strumento prezioso per il sostegno alla maternità e alla cura dei figli. I miei colleghi e io siamo stati tenacemente a fianco di coloro che hanno richiesto e concretamente progettato e appoggiato l’adozione di questo strumento, dal Forum delle Associazioni familiari alla ministra Bonetti, passando per parlamentari come i primi firmatari del testo, il relatore Stefano Lepri e Graziano Delrio, e come la vicepresidente della Camera Mara Carfagna. E oggi siamo felici di poter registrare la spinta così forte alla realizzazione del tanto atteso assegno unico che è venuta da questo Parlamento. Certo, c’è ancora da aspettare il sì definitivo del Senato. Però stavolta è un’attesa piena di fiducia. La trasversalità dei consensi dopo troppe promesse solo propagandistiche e sempre nuove esitazioni è una buonissima notizia. Viene da credere, e io voglio crederci, che da qui in avanti nessuno si applicherà più a smontare sistematicamente le costruzioni precedenti producendo solo incertezza e disorientamento, e si sarà capaci di costruire con coerenza una solida e seriamente finanziata politica per la famiglia con figli. Per garantire risorse stabili e, come lei ricorda a tutti noi, gentile e cara signora, per fornire servizi affidabili e accessibili.