Uno dei temi all’ordine del giorno, per chi è alla ricerca di vie nuove e promettenti di sviluppo umano e sociale, è quello del ruolo della spiritualità e della dimensione immateriale dell’esistenza, in un’epoca caratterizzata da un trend di lungo periodo di progressivo allontanamento dalla religione. Le ricerche condotte sulla fede dei giovani dell’associazionismo cattolico – dalla indagine di Stefano Martelli del 1986 in poi – si constata come si sia verificata una progressiva secolarizzazione anche all’interno di questo mondo: dalla centralità della religione e della fede del secolo scorso nell’esperienza della vita associativa alla “fede minoritaria” tra i valori e le passioni dei giovani.
Questo emerge, ad esempio, nell’indagine Codici sugli scout della Branca Rover e Scolte riuniti per la Route nazionale di San Rossore nel 2014. Tanti giovani cattolici, in sostanza, non sono sfuggiti al processo di allontanamento dalle “cose dello spirito” che da più di 2 secoli attraversa le società occidentali, nel nome di una pretesa o ostentata contrapposizione tra ragione e fede. «La prova d’esame fissata dagli uomini in materia di ragione» e «la notifica di sfratto di Dio dal centro dell’universo», per dirla con le parole dell’ultimo Bauman; del predominio della scienza, della tecnologia e del progresso materiale sull’umanesimo e sul progresso spirituale – «Come domarla e farne un retto uso», scriveva già nel 1950 Romano Guardini – e del potere esercitato dal binomio Stato-mercato nel periodo più vicino a noi, con le sue promesse di eterno miglioramento del benessere e della vita dell’umanità, che non avrebbe quindi più bisogno di Dio e di spirito.
Guardando alla società contemporanea, sembra però che, piuttosto che ripercorrere sentieri di generalizzazione rispetto al destino della spiritualità, rischiando di alimentare le difficoltà e la frustrazione e di far crescere la paura del futuro, sia più proficuo riflettere – e aiutare a riflettere – sulle tante scintille positive e sulle variegate differenze all’interno dei gruppi sociali e delle generazioni, che indicano percorsi spesso nuovi di tendenziale sottrazione dal materialismo della ragione e dai miti del mercato e della statualità pura, soprattutto nel periodo più recente.
Due ambiti in particolare vanno osservati a questo proposito. Il primo riguarda quella che alcuni hanno chiamato la “nostalgia della fede di credenti e non credenti”, in altre parole il desiderio di spiritualità diffuso anche negli ambiti meno consueti. La si verifica ad esempio nella fiducia e importanza attribuita universalmente alla comunità familiare, considerata una realtà insostituibile proprio per le sue funzioni di relazionalità significativa, attenzione alla dimensione umana e ai valori spirituali dell’esistenza, dialogo, e rigenerazione, biologica ma anche psichica.
La mutazione antropologica, che pure la famiglia moderna ha subito, nella direzione di una maggiore corposità della dimensione relazionale e affettiva, sembra avere rafforzato le sue prerogative in termini di qualità spirituale della relazione umana e comprensione reciproca, quasi come laboratorio di sperimentazione di nuovi modelli di valorizzazione della dimensione immateriale dell’esistenza.
Il ruolo svolto dalle donne, come madri, figlie, mogli, animatrici nell’associazionismo e della vita delle nostre parrocchie, è una ulteriore conferma della vitalità di un certo tipo di spiritualità rivisitata nei contesti di vita quotidiana. L’entusiasmo con cui le parole di speranza di papa Francesco vengono accolte da una platea che va ben al di là della comunità cattolica in senso stretto, con i suoi messaggi di amore e misericordia, è un ulteriore segnale di ripresa della dimensione spirituale dell’esistenza nella modernità. Un secondo ambito, forse ancora più importante, è quello delle nuove fenomenologie sociali che si osservano se si guarda alla vita attorno a noi con occhi attenti e liberi da schemi.
Rispetto alla tendenza dominante a mettere in evidenza, e trasfondere nella comunicazione pubblica, solo gli aspetti di sviluppo materiale, si segnalano atteggiamenti di critica del dominante modello Stato-mercato, al quale vengono contrapposti sempre più diffusamente, specie tra i giovani, comportamenti sociali e forme di vita legate alla ricerca di una dimensione spiritualmente significativa ed eticamente sostenibile dell’esistenza e dell’intraprendere sociale ed economico.
Il riferimento va qui alle varie e diversificate forme di impegno nel volontariato, soprattutto tra giovani, donne ed anziani; alle diverse modalità di sostegno e sviluppo di modelli economici di tipo solidale, di obiettivi di sostenibilità sociale integrata e di ecologia olistica; al ritorno al lavoro agricolo e ai lavori artigianali («“andare a bottega” come facevano gli artisti di un tempo, mettersi alla prova, imparare l’arte di creare e quindi di crescere» è ad esempio il suggerimento che dà Alessandro D’Avenia, un esempio di “buon maestro” nella modernità); al recupero di relazionalità spiritualmente consistente tra generazioni lontane, che si sta verificando sempre più frequentemente nel rapporto tra giovani e anziani, e tra nonni e nipoti in particolare, che vediamo nei nostri luoghi di vita quotidianamente, e che sta influenzando anche una recente filmografia di qualità, che ha spostato lo sguardo dalle forme di anomia e narcisismo nichilista del mondo giovanile alle manifestazioni di ricerca di senso – come nel bellissimo film “Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni – attraverso il rapporto intergenerazionale.