Ormai ti cercano dappertutto, anche nel tuo computer, non le puoi evitare. Sono le nuove armi, droni, missili, lanciamissili, bazooka. Le vedi e non puoi non ammirarle. C’è un rapporto tra nuove armi e nuovi soldati, nuovi soldati e nuove guerre, nuove guerre e nuova morale: le nuove armi aboliscono il turbamento di uccidere. Tu uccidi tecnicamente, non emotivamente. Qui nello studio dove scrivo queste cose tengo incollata una lettera scritta a mano da Ungaretti, col suo inconfondibile inchiostro verde: Ungaretti spiega perché scriveva come scriveva, una parola un verso, perché l’uomo creato dalle battaglie del Carso aveva bisogno di quella scrittura strozzata, perché quell’uomo moriva ad ogni parola.
L’arma del Carso era il fucile. Quel rozzo, stupido fucile del soldato italiano, che rimase in uso fino alla seconda guerra mondiale. Mettevi il colpo in canna, puntavi, sparavi, e dovevi ritirare l’arma dalla mira, per rimet- tere un altro colpo in canna. In quel frattempo il nemico ti poteva uccidere mille volte. Lui aveva un fucile che eseguiva la ricarica da solo, automaticamente. Per questo lui vinceva e tu perdevi. Non era questione di coraggio, era questione di armi. E oggi? Oggi la differenza tra soldati tecnologici e soldati arretrati è abissale. Oggi il soldato tecnologico non va di persona a combattere. Ci manda l’arma. Noi vediamo i droni che girano a bassa quota, vedono dove sono i nemici e li mitragliano, fotografandoli. I droni non sono soltanto combattenti, che fanno la storia, sono anche reporter, che la raccontano.
Ci sono droni che sparano missili anti- aereo, missili anti-elicottero e missili anti-carro. Una volta il carro era il terrore del fante: ho nella memoria il diario di un soldato tedesco in Russia che annota: «Quando ho sentito arrivare i carri russi, prima ho pianto nella mia buca, poi ho alzato le mani e infine sono venuto fuori». Rileggiamo: «Prima ho pianto». Il pianto della carne nuda di fronte all’acciaio. Il drone aspetta il carro e gli spara un missile sul fianco. Non sempre lo aspetta, a volte lo va a cercare. Ci sono droni che cercano i carri e droni che cercano gli elicotteri. Li sentono arrivare dentro l’area sorvegliata e sganciano il missile. Ci pensa il missile a cercare il bersaglio e colpirlo. Anche a chilometri di distanza. Noi vediamo l’elicottero che arriva, il drone che lo sente, il missile che schizza. Il missile lascia una scia bianca, spezzettata a zig zag, ma finisce sempre sul bersaglio. Il bersaglio esplode in una nuvo-letta nera. La battaglia non è finita, perché gli elicotteri sono una squadriglia, cinquesei, ma anche il drone ha cinque- sei missili, e li spara in sequenza. Ogni elicottero brucia in un falò di scintille.
Ci sono uomini in quel falò? Non risulta, non si vedono, quindi non ci sono. Non c’è bisogno della catarsi aristotelica, che monda dall’orrore, perché non c’è nessun orrore da mondare, la nuova guerra, prodotta dalle nuove armi, non è orribile, è spettacolare. Le nuove armi producono nei nostri computer una fioritura di spettacoli. Dando armi a destra e a sinistra, noi moltiplichiamo gli spettacoli. Ci comportiamo come un circo itinerante. Un circo di spettacoli funerei.