L’estate che sta iniziando dovrà essere diversa. Sarà il primo vero laboratorio per mettere alla prova ciò che di buono abbiamo sperimentato, in mezzo a tante prove e drammi, nei mesi di quarantena. Nulla sarà come prima?
Vediamo di cosa siamo capaci in un tempo che si presta alla creatività. È stato detto che la tragedia del coronavirus è avvenuta perché ci stavamo uccidendo: inquinamento, consumismo, ritmi frenetici, casa solo per dormire. Nulla sarà più come prima, se cambieremo i nostri comportamenti riguardo a questi aspetti della nostra esistenza. E i quattro che ho enumerato sono tutti collegati con l’estate.
Basta pensare a quanto terremo alta l’aria condizionata, che pare abbia relazione con il Covid anche se non si sa fino a che punto. La nostra 'estate diversa' girerà tutta attorno alle scelte che faremo. Se correremo il rischio di incontrare 'l’altro' con tutta la fatica della prudenza che ciò comporta. La vera sfida dell’estate che ci aspetta è pensare una vacanza che mantenga e sviluppi il bello che abbiamo trovato in tre mesi di relazioni obbligate buttando via il male dell’esserne stati costretti. Saremo sfidati nel curare il nostro amore, nel metterlo a punto. Ed è la parte più bella della vita proprio perché è il compiersi di quanto abbiamo promesso quando ci siamo innamorati.
Durante il lockdown abbiamo scoperto quanto fosse brutta la nostra casa solo per dormire: quest’estate dedichiamoci dunque alla manutenzione dell’amore che gli anni scorsi avevamo tanto trascurato. Nei tre mesi passati a non uscire abbiamo imparato quanto sia fatale l’errore di ritenere che decisiva sia principalmente 'la qualità' del tempo che dedichiamo alle persone che amiamo.
Niente affatto: quella che conta è innanzitutto la quantità, perché è proprio questa che consente la qualità. Noi uomini viviamo esclusivamente l’istante presente, e lo sappiamo. Siamo relativamente liberi rispetto allo spazio, ma il tempo ci inchioda. Il tempo è ciò in cui realizzo la mia vita, 'mi realizzo' adesso e solo adesso e questo lo so anche quando non ci penso. Il tempo è una morsa da cui nessuno di noi può sfuggire.
Per questo dedicare tempo a una persona è il modo più vero di amarla. Durante il lockdown siamo stati costretti a dedicare ai nostri familiari tutto il nostro tempo: la prossima estate potremo ripeterci, ma in maniera libera e la manutenzione del nostro amore dovrà partire proprio dal chiederci quanto tempo doniamo – liberamente, non in lockdown – a chi amiamo. La dedicazione del tempo è la vera misura del nostro amore. I legami che coltiviamo però – e qui ci viene in aiuto quanto abbiamo imparato a proposito di 'assembramento' – non devono essere né troppo stretti né troppo laschi: ecco la dimensione spaziale del rapporto. Ho in mente la definizione di 'zona di rispetto' dell’urbanistica: «Quella zona nella quale la costruzione di edifici è soggetta a determinata vincoli».
La possiamo applicare alla distanza di convivenza che consente lo sviluppo dell’amore. Pensiamo a un dado e a un bullone. Se il foro è troppo ampio rispetto al gambo, il dado non si avviterà perché c’è troppo gioco. Se è troppo stretto non si avviterà perché ce n’è troppo poco. A volte, per carenza di cura, il gioco di dado e bullone si rovina. È vero che erano fatti l’uno per l’altro, ma poi la filettatura si è consumata, oppure la ruggine ha bloccato il dado. Insomma è mancato il lavoro di mantenimento dello spazio che permetteva il gioco del vivere. Abbiamo trascurato di oliare il rapporto, forse di smontarlo e rimontarlo, cioè di svitare e riavvitare. Ecco il gioco: uno spazio che consente il contatto senza imprigionare. Coltivare e custodire la relazione non significa esclusivamente riparare i danni o prevenire dei disastri.
Significa in primo luogo impreziosire, arricchire, il rapporto con le persone che amo. Portare dal bene al meglio. È già qui il senso quotidiano e spicciolo del nostro esistere. La cura e l’impegno nel coltivare i nostri affetti è ciò che ci rende care le persone perché ci dona radici, ci offre legami vitali. Per davvero.