Caro direttore, la capacità di una comunità di riemergere da una crisi, di curarsi e di rigenerarsi è la riflessione che mi accompagna dall’inizio della pandemia. È come se riconoscessi una naturale tensione alla virtù, che ciascuno di noi deve coltivare e tramandare come valore assoluto alle future generazioni. Così, sentendo ancor più in questo periodo la responsabilità a onorare il mio mandato da senatore della Repubblica, mi soffermo su una accelerazione di alcuni processi politici di questi giorni. Due uomini che stimo ritengo siano al centro di una visione che, se costruita in armonia, tanto potrà dare al nostro Paese: Giuseppe Conte ed Enrico Letta.
Vedo uno stesso scenario per due persone perbene, che mi colpiscono prima di tutto per il modo di intendere il rapporto con i cittadini: un patto di fiducia indispensabile, che non lascia indietro nessuno. Mi riportano a questo modo di operare due loro frasi, che ne rendono il senso. «Siamo parte di una medesima comunità. Ognuno si giova dei propri e degli altrui sacrifici», diceva Conte quando la sofferenza stava per attraversare le vite di tutti gli abitanti della Terra. Di Letta una frase altrettanto ideale quanto concreta: «È tempo di mantenere le promesse».
Due protagonisti di questa stagione complessa, ai quali si chiede si assolvere un compito delicato: ricompattare i cittadini e i loro rappresentanti su obiettivi ambiziosi, legandoli a un livello altissimo di dialogo sociale. I temi sono, direi, quelli dei diritti imprescindibili di ciascuna persona, messi al centro di politiche innovative e sostenibili. Immagino, perciò, un lavoro interno e dalla base per ricucire le maglie sia del M5s sia del Pd, iniziative che abbiano un respiro ampio, accogliente e inclusivo. Da qui l’apertura, già peraltro in queste ore dichiarata da entrambi, a un impegno comune per il nostro Paese, con l’auspicabile creazione di una coalizione. Si respira da anni il bisogno di riscoprire forti valori identitari in Italia, ben rappresentati sui nostri territori e nei contesti internazionali. Ho piena fiducia che Giuseppe Conte ed Enrico Letta possano interpretare al meglio questo cambiamento, declinandolo entrambi su temi per cui hanno dimostrato sensibilità e competenza. C’è bisogno di riforme, di lavoro, di economia etica, di fiscalità equa e di coesione sociale nel segno di un nuovo umanesimo fondato sugli ideali della nostra democrazia. Forse, finalmente, si stanno creando le condizioni per un 'nuovo umanesimo' che rimetta al centro l’uomo e le sue naturali inclinazioni.
Oggi la leadership di due persone come Conte e Letta, ambedue cattolici democratici , all’interno del M5s e del Pd , ci potrà riportare a una centralità della politica in cui la persona umana sia garantita e tutelata. È necessario che perciò il binomio politica-economia si consolidi. Una politica che abbia come obiettivo il benessere e la felicità per ciascuna persona, perseguito a tutti i livelli di governo territoriale. E un’economia al servizio di ciascuno, lontana e protetta da ogni logica di scarto e speculazione e anch’essa orientata verso una transizione ecologica.
Perché come ha detto il presidente Draghi «dobbiamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta». Il dialogo politico deve accogliere laicamente le istanze di tutti, ma indubbio valore si potrà trarre dalla matrice cattolico democratica, che accomuna Giuseppe Conte ed Enrico Letta e aiuta a delineare un progetto al sicuro da rischiosi estremismi e proiettato verso un’Europa sostenibile e ricca di futuro. Senatore M5s