Caro direttore, molto è stato scritto sulla morte della grande attrice francese Jeanne Moreau e, in modo, particolare, si è specialmente sottolineato come Moreau rappresentasse una nuova figura femminile: una donna moderna, libera, emancipata, che anticipa o per lo meno va di pari passo con le rivendicazioni culturali femminili degli anni Sessanta del Novecento. Sono affermazioni giustissime e certamente Moreau, a cominciare dai film girati con Louis Malle, Ascensore per il patibolo e Gli amanti del 1958, propone un prototipo di donna differente che avrà molte epigoni nel cinema successivo. Forse però un aspetto è sfuggito alle tante analisi fatte in merito, un aspetto che è ben deducibile dal film forse più celebre interpretato da Jeanne Moreau: Jules e Jim di François Truffaut del 1962. Tutti hanno, infatti, sottolineato che quella pellicola è proprio il manifesto della nuova femminilità proposta dalla figura dell’attrice francese: libera, disinibita, che vuole «reinventare l’amore» (come dice uno dei protagonisti) e che, infatti, è pronta a vivere in una coppia aperta un ménage à trois scandaloso per l’epoca in cui è ambientato il film (Prima guerra mondiale) e scandaloso, ancora per poco (il Sessantotto sta arrivando), anche per la cultura europea dei primi anni Sessanta in cui il film è girato.
Si è detto che quella pellicola rappresenta l’inno all’amore libero, l’ode a vivere l’amore senza regole e limiti, la dissoluzione dell’ideale della coppia matrimoniale e di conseguenza anche del nucleo familiare tradizionalmente inteso. Ebbene, è certamente giusto affermare tutto questo e senz’altro il film di Tuffaut intercetta una serie di istanze culturali che la società europea stava vivendo e che avrebbero portato alle rivendicazioni sessantottine.
Ma a ben analizzare il film, la morale che pare attraversarlo è di ben altro segno. In che senso? Basti guardare come si conclude la pellicola, con la morte della protagonista e di uno dei suoi amanti davanti agli occhi dell’altro. Una morte non accidentale, ma voluta dalla donna stessa che porta con sé anche l’oggetto del suo desiderio, che sembra volerle sfuggire o comunque volersi sottrarre al ménage à trois che la donna ha imposto ai due amici di vecchia data. L’ideale dell’amore libero, aperto, senza regole è, dunque, destinato a fallire, non è 'fattibile', non è 'naturale' per uomini e donne.
È irrealizzabile. L’amore che la donna voleva creare era un amore egoistico, individualistico, di fatto, non era amore e per questo non può che finire tragicamente. A ben guardare, dunque, se è vero che Jeanne Moreau ci regala immagini di donne forti, libere, moderne, al tempo stesso ci mostra anche alcune evidenti crepe delle rivendicazioni che quelle stesse donne in quegli anni portavano avanti. E Jules e Jim più che essere un film sull’esaltazione dell’amore libero è un film sulla sconfitta dello stesso. Che François Truffaut sia un severo moralista al di là della sua immagine di 'ragazzaccio' della Nouvelle Vague?