A Roma, con il G20, la "nuova guerra fredda" ha fatto un passo indietro. La spinta verso una tensione crescente fra Stati Uniti d’America e Cina ha rallentato la sua corsa. Apparentemente non è cambiato molto. Per quanto riguarda il tema dell’ambiente, insieme a Mosca e New Delhi anche Pechino non ha accettato il 2050 come data limite per azzerare le emissioni di C02. Di più: l’assenza fisica di Xi Jinping dal vertice di Roma – come a quello di Glasgow – è sembrata un’ostentata manifestazione di estraneità alla discussione. Ma Draghi non la pensa così. Tra i motivi per cui ha giudicato un successo il G20 a presidenza italiana c’è proprio il coinvolgimento della Cina, insieme a Russia e India, nell’impegno per raggiungere l’obiettivo intorno alla metà del secolo. È la prima volta ed è una grande notizia perché senza la Cina la battaglia per fermare l’innalzamento della temperatura sarebbe persa. Draghi ha confessato che si aspettava da parte cinese un atteggiamento più rigido, invece «Cina e Russia si sono mosse», negli ultimi tre giorni ed è stata decisiva la notte fra sabato e domenica, dopo che Washington e Pechino erano arrivate a uno scontro durissimo.
Questa novità – ha detto ancora Draghi – ci permette di continuare a «mantenere i nostri sogni»: a fine emissioni nel 2050 ci si arriverà, ha aggiunto fiducioso. L’assenza di Xi Jinping, dunque, non aveva il significato minaccioso che le è stata attribuito (del resto, il presidente cinese non va all’estero da oltre 600 giorni, in linea con l’enorme sforzo del suo Paese di fermare il Covid). Il G20 di Roma ha visto inoltre un robusto rilancio del multilateralismo. Si è capovolto lo scenario del 2016, quanto Donald Trump spingeva l’Occidente verso l’«ognun per sé» mentre Xi Jinping a Davos parlava di globalizzazione e di «comunità umana dal futuro condiviso». Multilateralismo è il contrario di nazionalismo e sovranismo i principali combustibili che alimentano la guerra: è aperto a tutti, favorisce le soluzioni condivise e scoraggia le decisioni solitarie. Tiene agganciata la Cina alla comunità internazionale e frena le tentazioni isolazionistiche degli Usa. Nel clima di Roma, Joe Biden ha anche ricucito con gli alleati europei dopo scelte prese in solitudine - ritiro dall’Afghanistan e sottomarini nucleari all’Australia - e gli europei hanno un’influenza moderatrice sul conflitto sino-americano. A margine del G20 c’è stato il secondo incontro diretto tra il segretario di Stato Blinken e il ministro degli Esteri cinesi, in cui ciascuno ha ribadito le proprie posizioni su Taiwan e altri temi cruciali, ma nel "clima di Roma", cioè senza lo scontro infuocato del marzo scorso ad Anchorage.
Anche papa Francesco è stato un protagonista delle giornate romane. I mass media hanno sottolineato l’interesse del presidente americano per la benedizione papale mentre una parte dei vescovi americani vorrebbero impedirgli di ricevere la comunione perché non si oppone all’aborto sul piano legislativo pur essendo contrario sul piano personale. Ma c’è stato di più se Biden, arrivato in Vaticano, ha detto «è bello essere di nuovo qui», se gli si è incrinata la voce quando ha ricordato che Francesco ha pregato con lui e la sua famiglia dopo la morte del primogenito Beau e se di Francesco ha detto: «È il più grande combattente per la pace». Nessun presidente degli Stati Uniti ha mai avuto un simile atteggiamento verso il Papa – il cattolico Kennedy era molto più cauto, temendo le critiche dei protestanti americani – e ciò ha implicazioni anche su temi in cui c’è convergenza. È il caso delle scelte pastorali che spingono la Santa Sede al dialogo con la Cina e degli interessi strategici che spingono Washington al conflitto con Pechino. Il Papa ha anche esortato Biden a moderare i toni sulla questione di Taiwan. Ma il clima è radicalmente cambiato rispetto a quando il segretario di Stato americano Mike Pompeo veniva a Roma per rimproverare pubblicamente il Papa 'reo' di non agitare il tema della libertà religiosa in funzione anticinese. Sulla Cina, dal tentativo americano di imporre la propria linea al Papa, si è passati a un’influenza moderatrice del Papa sul presidente Usa.
Non sappiamo come Pechino ha reagito a tutto questo. Ma alcuni osservatori fanno notare che proprio dopo il G20, Nuova Cina News ha trasmesso un breve filmato con una presentazione di Xi Jinping sugli scambi tra Cina e Occidente: il filmato riguardava Matteo Ricci, presentato come il primo che ha iniziato questi scambi. Insomma, dopo il G20 di Roma il mondo ha qualche motivo in più per sperare nella pace.