Non si conosce il nome del protagonista, perché i giornali non lo rivelano (e io qui farò altrettanto), ma a me questa storia di un uomo di 38 anni disperato che alla vigilia di Natale tenta più volte di uccidersi ma non ci riesce mai perché ogni volta viene fermato in tempo dai Carabinieri sembra un perfetto esempio di 'persecuzione della Grazia', la Grazia che vuole a tutti i costi aiutarti anche se tu non lo vuoi, non la cerchi, non la conosci, non sai nemmeno che c’è. Per stare nel campo della letteratura (gli altri campi non li conosco abbastanza, e anche questo lo conosco poco), mi vengono in mente 'La leggenda del santo bevitore' di Joseph Roth, un racconto da cui Olmi ricavò un film delicato e profondo, e 'Ciàula scopre la luna', uno dei racconti più realistici e più enigmatici di Luigi Pirandello.
Il santo bevitore trova continuamente aiuti per la sua vita, lui alcolizzato e spendaccione non li merita e non li cerca ma li trova, perché la Grazia lo pedina. Se non ha un soldo, in un vecchio portafoglio abbandonato trova un blocchetto di banconote che chi l’ha buttato via non sapeva di avere. È la Grazia che vuole salvarlo. Ciàula è un ragazzino invecchiato che lavora in una cava di zolfo, porta su in superficie i sacchi, caricandoseli sulle spalle, e ha un terrore mostruoso del buio della notte, è abituato a vivere nelle viscere della Terra, e nella notte in cui gli tocca venir fuori ha le gambe che gli tremano, sale per la scala barcollando, ma man mano che sale vede arrivare fino a lui una luce lattea, non sa cos’è, non l’ha mai vista, finché sbocca all’aperto e sulla sua testa splende la luna, bianchissima, che illumina ogni cosa sicché non puoi perderti né sbattere, lui della luna aveva sentito parlare ed ora eccola lì, preziosa e indubitabile, a guidarlo, orientarlo e salvarlo. Inondato da quella luce Ciàula si siede su una pietra e si mette dolcemente a piangere: la luna, c’era la luna, e lui era salvo.
Nell’antologia della scuola media dove per la prima volta m’imbattei in questo racconto il commentatore interpretava la scoperta della luna come la scoperta della Grazia: l’uomo si crede perduto, non c’è che tenebra e buio intorno a lui, ma ecco, inattesa e totale come un miracolo, c’è una luce anche nel buio, c’è un sole anche nella notte, e questo sole si chiama luna. Ciàula scopre la luna, scopre la salvezza, lui non lo sapeva ma la luna lo aspettava.
Ora sono qui davanti a questa notizia che mi turba: a pochi chilometri da casa mia, a Mirano, un uomo di 38 anni nella vigilia di Natale ha tentato più volte di suicidarsi, la prima volta con un laccio appeso a un albero in aperta campagna, ma i Carabinieri avvertiti da una telefonata l’han trovato, rianimato e portato a casa. Lunga conversazione, nella quale lui confidò che quel giorno aveva perso il lavoro e la compagna, e non riusciva a reggere la doppia tristezza mentre tutti erano immersi nella grande gioia del Natale. La tristezza è più triste se segue alla gioia. In Sudafrica la polizia statale, per stroncare i separatisti, li liberava dalla prigione con una finta sentenza, e subito dopo l’angolo li riarrestava e li riportava in cella. Quelli cadevano nella disperazione. Così credo che il mio conterraneo non abbia retto la sequenza gioia-tristezza e abbia cercato di farla finita. Salvato dai carabinieri, appena riportato a casa s’è appartato un attimo per afferrare un coltello, ma anche stavolta i Carabinieri lo hanno bloccato in tempo. E lo hanno affidato a un ospedale. Dove adesso è.
La speranza è che il mio conterraneo senta che i salvataggi che lo inseguono sono la Grazia che non lo molla: e anche il modo con cui la società gli fa sapere che gli vuol bene.