La Giunta Regionale della Lombardia riapre il capitolo telecamere a scuola approvando una legge che prevede la loro installazione negli asili nido. La normativa arriverà al Consiglio Regionale in settembre. Il costo previsto è di 900mila euro. La Legge arenatasi due anni fa al Senato riemerge così dalle secche istituzionali, trovando in una delle nostre Regioni uno sponsor entusiasta. Il tema della sicurezza ancora una volta diventa il 'cavallo di Troia' per politiche di dubbia qualità ed efficacia, finendo per sottoporre il mondo educativo a logiche del tutto lontane dai propri obiettivi.
I casi di maltrattamento dei bambini nei servizi educativi e nelle scuole sono diventati un argomento estremamente presente nelle cronache locali. E giustamente l’opinione pubblica respinge l’idea che bambini piccoli e piccolissimi debbano subire, in istituzioni preposte alla loro crescita, strattoni, urla e minacce, schiaffi, vessazioni verbali e mortificazioni di ogni tipo. Una sensibilità che dovrebbe crescere anche fra le mura domestiche dove ancora troppi genitori usano il criterio 'due pesi, due misure', ossia attuano coi propri figli quello che condannano per le insegnanti. Da anni l’Italia attende una legge su questo, in modo da uniformarsi alle normative europee che impongono il divieto alle punizioni fisiche ai bambini anche in famiglia. Un tema decisamente ostico in termini di appeal elettorale. Meglio le telecamere per controllare le maestre dei propri figli.
Affrontare il problema a valle piuttosto che a monte può incrementare i consensi, quelli che nascono dalle paure, ma aggrava la situazione colpendo la necessaria fiducia tra genitori e insegnanti anche in assenza di rischi reali. Che cosa vuol dire intervenire a monte? Semplice. Evitare, come sta succedendo, il Far West che permette con troppa facilità di impiantare nidi, micro nidi, nidi in casa, le tante forme di baby sitting e centri estivi come se i bambini piccoli fossero alla portata di tutti a prescindere da una formazione professionale riconosciuta e comprovata. A livello educativo i piccoli sono i più impegnativi. Nei primi 3 anni, ma anche nei primi 6, i danni sul piano psicoevolutivo possono essere davvero importanti. A quell’età non hanno alcuna possibilità di resistere agli adulti sbagliati da cui dipendono in toto.
Occorre ribaltare il principio tipicamente idealistico-gentiliano che viene pagato di più chi insegna le materie 'alte' alle superiori rispetto a chi sta 8 ore al giorno con bambini di sei mesi, un anno, tre anni, cinque anni. Una buona partenza mette in sicurezza per tutta la vita, e la migliora. Avere a 16 anni un insegnante di matematica più o meno all’altezza non sposta di un millimetro la crescita di una persona. Ricorrere alle telecamere per legge è una scorciatoia davvero equivoca. Peraltro, le forze dell’ordine possono comunque collocarle in caso di dubbi e preoccupazioni. Dunque, sono soldi spesi male. Gli investimenti mancanti nel settore dell’educazione non possono essere sostituiti da espedienti di controllo. È urgente viceversa puntare alla formazione costruendo profili professionali in grado di dare fiducia e sicurezza all’opinione pubblica e ai genitori. Anche una valutazione di adeguatezza attitudinale diventa necessaria attraverso test che verifichino, perlomeno, la capacità di autocontrollo emotivo e quella empatica.
Una cattiva scuola resta tale anche con le telecamere. Occorre battersi per una scuola migliore con insegnanti preparati piuttosto che aspettare al varco i loro eventuali sbagli. Se un bambino viene maltrattato a scuola dalle maestre, ormai il danno è fatto. Non lo protegge una telecamera. Meglio investire su una scuola di autentica qualità pedagogica piuttosto che su una scuola con le telecamere.