Il vittorioso ritorno alla marcia del già dopato Schwazer Alex Schwazer ha dominato la 50 chilometri ai mondiali di marcia, e dunque parteciperà agli Olimpici di Rio. C’è chi protesta perché anni fa era stato trovato positivo al doping e la sua vita atletica doveva finire lì. Non è un problema sportivo, è un problema morale in senso lato. Chi ha infranto la legge, è stato condannato e ha scontato la pena, non è a posto? Se uno ha sbagliato (nel caso dello sport, s’è dopato), ma sconta tutta la pena, si sottopone a tutti i controlli, torna a gareggiare e vince, quella vittoria è onorevole o spregevole? «Spregevole», risponde l’australiano Tallent, vincitore di un oro a Londra. Dice, commentando la vittoria di Schwazer: «Ha vinto di nuovo un baro». Yohann Diniz, campione d’Europa, dichiara: «Il suo ritorno è una brutta notizia». Cosa vuol dire vincere una gara sportiva, perché ci emoziona tutti, anche quelli che non fanno sport o non s’intendono di sport? Su che cosa vince, l’atleta che vince una gara? Sulla Natura. Commentando una gara di triplo salto, Gianni Brera definiva quello sport così: «È un inane tentativo umano di spiccare il volo». Perfetto. Pare proprio che per tre volte l’atleta cerchi di staccarsi da terra e librarsi in alto, e per tre volte la Terra lo richiami giù. Quello sport, come ogni sport, è il tentativo di superare un limite che c’è stato imposto quando siamo nati. Non abbiamo ali, camminiamo rasoterra. Abbiamo un peso, la gravità c’impedisce di balzare in alto e si affretta a tirarci giù. Siamo in lotta contro i nostri limiti, cerchiamo di superarli. Di migliorarci. Tutta l’umanità è impegnata in questo sforzo. L’atleta è la punta di lancia dell’esercito umano che combatte questa lotta. La vittoria dell’atleta è la vittoria di tutta l’umanità. Perché sia una vittoria dell’atletauomo, non dev’essere una vittoria dell’atleta-macchina o dell’atletachimica. Adesso ci sono ciclisti che corrono con una bici che ha nel telaio un motorino elettrico. Ce ne siamo accorti quando un ciclista è caduto ma le ruote della bicicletta continuavano a girare perché una batteria elettrica le spingeva. La loro vittoria è la vittoria di un motore, non del corpo umano. Non si può includerla nel libro che racconta le vittorie dell’uomo sulla Natura. Il dopato snatura il suo corpo, trucca il sangue e altera gli organi. La sua vittoria non è una vittoria dell’uomo ma della chimica. Va cancellata. Nella nostra storia per dominare la Natura, è una deviazione. Schwazer ha deviato. Non truccava i controlli ma li evitava. Ma se in questa 50 km i controlli sono stati severi e frequenti, e lui ha vinto, quella è una vittoria da registrare? Una vittoria dell’umanità? Non vedo perché no. Ci sono mille modi per vincere col doping. Anche un premio Oscar o un premio Strega si può vincere rastrellando le schede con la potenza della scuderia per cui si corre invece che con la bellezza dell’opera che si presenta. Ci sono film premi Oscar inguardabili e libri premi Strega illeggibili. L’autore ha bleffato, ha usato il potere del produttore o dell’editore e ha vinto. Va disprezzato. Se anni dopo ci dà un film o un libro bello, è nostro interesse umano prendere atto di quell’opera. Ignorandola, perché anni prima ci aveva ingannato, ci facciamo del male. La Juventus ha vinto lo scudetto. Non possiamo dire che non se lo merita perché anni fa è stata retrocessa. Paolo Rossi ha dominato i mondiali di calcio dell’82, aveva scontato una squalifica per lo scandalo delle scommesse, era interesse dello sport privare l’Italia e l’umanità di ammirare le sue prodezze? Claudio Ranieri ha vinto il campionato inglese per i gol di Vardy che fino a qualche anno fa girava col braccialetto elettronico per una rissa. Se non ci fosse espiazione delle colpe e fine dell’espiazione, finirebbe la storia dei popoli e la vita degli uomini. Perché ci sia salvezza, ci vuole l’assoluzione dei peccati.
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