Non possono e non devono essere le dimissioni di un ministro a far mettere in discussione di nuovo la centralità, anche politica, della questione famiglia. Non può bastare un inciampo nel percorso di governo per mettere a rischio quel po’ che si sta provando a costruire per dare finalmente una svolta alle politiche familiari italiane sinora fragili, contraddittorie, intermittenti. C’è un’ampia serie di vertenze "formato famiglia" – dal fisco alla scuola, dal welfare locale alla giustizia minorile, dalle adozioni all’emergenza denatalità – che non possono e non debbono sparire dall’agenda di Governo e Parlamento, perché – prima che tema di dibattito tra i partiti – sono argomenti che interrogano radicalmente la società, esigono risposte non casuali, impongono scelte da cui dipende il bene di tutti. Per questo, quindi, è assolutamente condivisibile l’allarme lanciato dal Forum delle associazioni familiari per il "vuoto" creatosi dopo le dimissioni del ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa.
Non si può fare a meno di rilevare l’esistenza di un problema che diventa allo stesso tempo, proprio per l’impegno profuso dall’associazionismo familiare in questi mesi, un grave interrogativo. Quale sorte toccherà a quel denso e serio pacchetto di iniziative avviate, di problemi condivisivi, di piste di lavoro individuate con l’ex ministro? Basterà l’interim assunto dal già altrimenti e duramente impegnato presidente Paolo Gentiloni per evitare che un mosaico di buone prassi faticosamente immaginato si disfi, come troppe volte in passato, sotto i colpi dei teorici di "priorità inderogabili" tra le quali la famiglia non figura mai?
C’è una fondamentale scadenza, già programmata e messa in calendario, che può rappresentare per il governo un banco di prova. Un test importante per dimostrare che non è intenzione della maggioranza mettere in secondo piano istanze da cui dipende, oggettivamente, il bene di tutti. Alla fine di settembre – come riferiamo nelle pagine interne – si terrà a Roma la terza Conferenza nazionale della famiglia. A distanza di sette anni dall’ultima edizione (Milano 2010), l’appuntamento servirà per fare il punto su tante questioni aperte. Problemi come la fiscalità, l’inverno demografico, la sussidiarietà in chiave di politiche locali, l’integrazione delle famiglie immigrate, la riforma dell’affido condiviso, l’abolizione dei tribunali minorili sono certamente questioni che s’intrecciano alla realtà familiare – difficile individuare qualcosa che non intercetti più o meno direttamente il vissuto dei nuclei familiari – ma sono anche problemi che rappresentano e qualificano l’ordito profondo di uno Stato, il suo livello di equità, la sua capacità di offrire a tutti opportunità di vita buona. La Conferenza nazionale è stata preparata con il concorso di tutto l’associazionismo attivo e impegnato sui temi familiari, di ispirazione sia cattolica sia laica, proprio per ribadire che il "far famiglia" non ha (solo) connotazioni confessionali, ma rappresenta l’architrave stessa della convivenza sociale.
Verso quell’obiettivo sono stati perciò coinvolti anche esperti, università, istituti di ricerca, proprio nella consapevolezza che i temi della famiglia dovrebbero essere – e finora colpevolmente non sono stati – il "cuore" di qualsiasi progetto politico sul futuro dell’Italia. Non ci pare troppo auspicare che tutto questo impegno programmatico non venga disperso e prosegua, si intensifichi e, in qualche modo, acquisti maggior qualità e autorevolezza, proprio perché ora direttamente collegato alla presidenza del Consiglio. L’obiettivo della Conferenza nazionale della famiglia non è certo quello di mettere a punto strategie risolutive per tutti i problemi sul tappeto. Sarebbe una speranza al di là della ragionevolezza, visti anche tempi e possibilità di una legislatura che va esaurendosi.
Ecco perché l’impianto della Conferenza nazionale non solo non deve vacillare, ma dev’essere sostenuto e irrobustito. Il solo fatto di discuterne ai massimi livelli, di mettere a confronto tesi diverse in modo serio e rispettoso, può diventare premessa per un domani diverso, in cui finalmente la famiglia possa essere promossa e accompagnata, con interventi politici né casuali né ideologici, a diventare anche nella concreta considerazione dello Stato quello che in realtà è: non problema, ma risorsa e futuro di tutti.