Editoria. Feste dell’Unità. Commercio. Difesa animali. E poi Mamme. Sono 40 i dipartimenti creati la settimana scorsa all’interno della segreteria del Partito democratico. A parte qualche perplessità sulla pletora di uffici e su un certo squilibro tra gli incarichi attribuiti a uomini (mediamente più «pesanti») e donne, è quel Dipartimento Mamme a sollevare interrogativi. Di cosa si occuperà la responsabile Titti Di Salvo? Se lo è chiesto con una certa ferocia il popolo del web, ironizzando sulla necessità di aggiungere alla lista un Dipartimento Papà e «quello per le suocere», «per la bontà e per l’amore»...
La questione in realtà è seria: al Congresso del Pd del 7 maggio il segretario Matteo Renzi aveva comunicato di voler ripartire da tre parole: «Lavoro, casa, mamme». Sulle prime due, nessuna obiezione. Sulla terza si era aperto già allora un appassionato dibattito. Perché se l’intento (meritorio, ancorché tardivo) del Pd è recuperare il tempo perduto sul fronte dell’elaborazione di politiche per incoraggiare la natalità e invertire il declino demografico, dramma italiano di questi e dei prossimi decenni, ragionare solo sulle mamme sembra riduttivo. I figli non dovrebbero essere un problema per nessuno, quindi tantomeno devono essere rubricati ad «affare» esclusivo delle donne.
Tornando al Dipartimento, si sarebbe potuto chiamare Famiglia, e sarebbe stata una scelta giusta, perché è proprio la famiglia a essere allo stremo oggi in Italia e dunque a meritare un surplus di attenzione. Ma poi – è evidente – nel Pd si sarebbe aperta una discussione su «quali» famiglie rientrassero nella sfera di interesse: una, nessuna, centomila... Si sarebbe potuto optare per Dipartimento figli, e magari questo avrebbe fatto capire con ancora maggiore chiarezza che al centro delle preoccupazioni del Pd ci sono – finalmente – le politiche familiari, gli asili nido, l’armonizzazione degli orari di vita con quelli di lavoro. Tutti temi che fortunatamente oggi non vengono più collegati esclusivamente alle donne. Dipartimento Mamme, insomma, sembra proprio una scelta infelice, prigioniera di stereotipi e anche un po’ fuori tempo massimo. «Il Pd smetta di rincorrere l’individualismo libertino», ha tuonato il deputato Gian Luigi Gigli (Democrazia solidale-Centro democratico). O, perlomeno, prenda atto che accanto a una Mamma, nel Terzo Millennio, c’è sempre (quando va bene) anche un Papà...