Nelle parole dell'ultima ora il compendio di tutta una vita
mercoledì 4 gennaio 2023

«Signore, ti amo» è il suo segreto spirituale. E il lascito per noi «Signore, ti amo». Sono le parole con cui papa Benedetto si è congedato da questo mondo ed è andato incontro a colui dal quale, per tutta la vita, si è sentito cercato, corteggiato, interpellato. «Signore, ti amo» è, forse, il vero testamento spirituale che lascia a noi poveri mortali. Ai dotti, e ai semplici che mai entreranno in un’aula universitaria, ai poveri della terra, intenti a strappare dalle mani di chi lo detiene illecitamente un pezzo di pane per sfamare i figli. Ai cristiani che scappano dalle bombe infami, scagliate addosso ai loro cari da altri che pur dicono di credere nello stesso Dio. «Signore, ti amo» è il testimone che Benedetto passa a noi, consacrati, monache, preti, seminaristi, missionari, vescovi, cardinali, credenti tutti, in giro per il mondo per presentare Cristo, che, sempre umile e discreto, ci toglie e ci regala la pace e il sonno. Quel Cristo, esigente e misericordioso, che tutto ci chiede e tutto ci dona. Inchiodato sulla croce fino alla fine del mondo, eppur sempre risorto e vivo. Di Ratzinger in questi anni è stato detto e scritto tanto, tanto altro si dirà e si scriverà negli anni che verranno. Uomo intelligente, colto, raffinato, amante del bello, della buona musica, dell’arte. Discreto, dolce, fermo.

Un galantuomo di altri tempi, potremmo dire. Un uomo del nostro tempo e dei tempi che verranno, possiamo aggiungere. Una persona, per certi aspetti, difficile da interpretare, perché, come tutti i grandi, come tutti i santi, anch’egli si rifiuta di entrare in schemi prefissati. Nelle parole e negli scritti di Benedetto si può sempre intravedere un oltre. Qualcosa che sfugge a considerazioni solamente umane. Meglio di chiunque potrebbero testimoniarlo coloro che hanno avuto la grazia di rimanergli accanto negli anni nascosti in monastero, nei giorni feriali, quando le telecamere erano intente a riprendere altri, in altri luoghi, su altri argomenti. A quelle care sorelle e al caro confratello Georg, sentiamo il bisogno di esprimere il nostro grazie. Grazie per aver reso l’ultimo tratto della vita di Benedetto, sereno; per essere stati custodi fedeli della sua persona, della sua salute, del suo altruismo, difendendolo anche dal nostro eccessivo affetto. Grazie per aver raccolto il suo ultimo respiro. «Signore, ti amo»: ecco il compendio della sua intera vita di credente, teologo, vescovo, Papa.

Sembra di vederlo durante lunghe notti, torturarsi la mente nella non facile impresa di chiarire agli uomini del nostro tempo che chi ci ha donato il cuore è lo stesso che ci ha donato anche la ragione. Che nell’uomo non esistono due persone distinte, una che, per qualche recondito motivo, crede che esiste Dio e un’altra che si fida solo di quello che la sua mente elabora e può capire. Esistiamo noi, mirabile favola scritta per bambini e adulti. Che si lascia leggere dagli ignoranti e dai dotti, dai poveri e dai ricchi. Abbiamo in questi giorni letto tanto sul Papa emerito. Ringraziamo coloro che si sono sforzati di presentarlo nella sua vera luce. La storia ci dirà chi è stato davvero Benedetto. E nel farlo dovrà partire proprio dalla sua ultima dichiarazione di amore.

Se Joseph Aloisius Ratzinger, infatti, è oggi conosciuto e rimpianto da milioni di persone è perché, innamorato di Gesù fin da piccolo, per tutta la vita non ha fatto che alimentare quella relazione, con lo studio e la preghiera, imparando a conoscere sempre meglio l’Amato del suo cuore. Di cercarlo quando, per motivi a noi sconosciuti, si nascondeva. Di difenderlo dagli attacchi di chi, con superficialità, gli faceva dire cose che lui, l’Amato, non aveva né avrebbe mai potuto dire. «Ti amo, Signore». Questo sussurro appena percettibile, ci rivela una vita nascosta di fedeltà, di autenticità, di fede. E perché ti amo, non posso non amare, fino al martirio, se me lo chiedi, la “tua” Chiesa, tua diletta sposa, e i suoi e tuoi figli, santi e peccatori, che ha generato nella fede; coloro che da te si sentono attratti e quelli che ti avvertono come un avversario. Addio, caro padre e fratello Benedetto. Il nostro debito di riconoscenza verso di te è grande. Ci piace pensare che, dopo il grande salto, quando dalla penombra vespertina sei stato abbagliato dalla Luce vera, nell’abbracciare l’Amato del tuo cuore, hai esclamato: « Finalmente!».

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