Anche per ritirare la pensione alle Poste servirà un tampone recente. E soltanto una interpretazione ufficiale dell’ultimo Dpcm ha chiarito che non ci sarà un controllo nella busta della spesa di chi entra in supermercato senza Green pass, per evitare che oltre a pane, pasta e carne acquisti anche una pentola, dato che i negozi di articoli per la casa necessitano della certificazione verde all’ingresso. Le norme varate ieri e in vigore dal primo di febbraio aggiungono restrizioni su restrizioni ai non vaccinati, rendendo l’insieme delle norme legate alla pandemia una giungla quasi inestricabile. Soprattutto in questa fase di annunci e diversi tempi di applicazione – l’obbligo vaccinale per i lavoratori over-50 scatterà dal 15 febbraio –, soltanto con i sintetici vademecum pubblicati da giornali e siti Internet (ecco un esempio dell’indispensabilità dei media) ci si può orientare in quella che una volta era una normale passeggiata in città o in paese.
Destinatari dei divieti sono, ovviamente, i non vaccinati o i vaccinati non in regola con il Green pass (chi è in regola ha il piccolo aggravio di mostrarlo più frequentemente). Tutte le misure sono intese a proteggere la salute dei cittadini e hanno dunque una solida giustificazione nel loro scopo. Ciò che risulta meno condivisibile è la moltiplicazione delle fattispecie e il progressivo aumentare delle limitazioni, con differenziazioni sottili tra tipologie merceologiche (i no-vax sono ora esclusi dalle librerie e dalle ferramenta che erano aperte durante il lockdown), anche quando non si vede quale sia il rischio maggiore di stare qualche minuto al chiuso con mascherina a comprare articoli igienici rispetto a qualche minuto al chiuso con mascherina ad acquistare un giocattolo. Si dirà che gli esercizi mantenuti aperti a tutti sono quelli che vendono beni essenziali. Vero solo in parte.Non vogliamo qui prendere le parti di chi senza valido motivo rifiuta di vaccinarsi. Il punto è che la strategia per indurre tutti a ricevere le tre dosi sembra assumere obiettivamente i caratteri di un antipatico, progressivo accerchiamento. D’altra parte, non è semplice pensare ad alternative. Si è spesso detto da parte di alcuni esponenti politici, a partire dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che introdurre l’obbligo vaccinale per l’intera popolazione sarebbe «meno ipocrita», ma che «il governo non ha abbastanza coraggio». Entrambe le affermazioni potrebbero essere vere se si disponesse di strumenti per rendere concreto quell’obbligo. Finora nessuno sembra, però, averli indicati.
Se si rende non più volontaria l’iniezione e si lascia in corso il Green pass, il problema resta immutato. Qualora, invece, si rimuovesse il dovere di certificazione verde (di base o rafforzata), come fare per impedire che i non vaccinati si muovano incontrollati in ogni luogo pubblico? Va probabilmente escluso che si possano mandare le forze dell’ordine nelle case dei cittadini per tradurre a forza i renitenti nei centri vaccinali. Non resta che lo strumento delle sanzioni. Non i cento euro una tantum attuali, ovviamente. Forse una multa mensile crescente: cento euro nei primi 30 giorni, poi 200 al secondo mese, 500 al terzo, 1000 al quarto... Ma si arriverà mai a provvedimenti così drastici e onerosi, che susciterebbero perplessità e proteste simili ai divieti?Torniamo dunque al punto di partenza, chiedendoci qual è il modo migliore per convincere gli ostili al vaccino. È stato proposto da alcuni esperti di ribaltare gli incentivi, da negativi a positivi, ovvero pagare una piccola somma di denaro a chi decide di immunizzarsi.
Anche in questo caso è facile immaginare la reazione: una presa in giro per tutti i disciplinati cittadini che hanno già ricevuto la protezione 'gratis'. Ecco che allora il regime di Green pass differenziato risulta - come la democrazia per Churchill - il sistema peggiore, esclusi tutti gli altri.
La necessità di riflettere su questi strumenti è comunque fortissima. Oggi ci confrontiamo con un numero di non vaccinati sempre più ridotto; un domani, tuttavia, davanti a una nuova e aggressiva variante che richiedesse un nuovo preparato da somministrare a chiunque, la quota dei 'resistenti' potrebbe risalire. In quel caso, dovremmo avere pronta una strategia rapida, efficace e sostenibile.